«Il suonatore di liuto» (1625 ca), di Theodoor Rombouts (particolare). Filadelfia, Philadelphia Museum of Art, The John G. Johnson Collection

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«Il suonatore di liuto» (1625 ca), di Theodoor Rombouts (particolare). Filadelfia, Philadelphia Museum of Art, The John G. Johnson Collection

Rombouts, caravaggesco fiammingo uscito dall’ombra

Contemporaneo di Rubens e Van Dyck, è poco noto, ma la sua prima retrospettiva al Museo di Belle Arti di Gand getta nuova luce sul suo talento

La radicale originalità di Caravaggio, segnata da un esagerato chiaroscuro e da uno stupefacente realismo, influenzò i pittori dei principali centri di produzione artistica d’Europa fino agli anni Trenta del Seicento. Man mano che studiosi e frequentatori di musei hanno imparato ad apprezzare i loro immensi talenti, anche se in qualche modo derivati, i caravaggeschi olandesi, francesi e italiani sono stati al centro di mostre importanti negli ultimi anni, e ora è il turno delle Fiandre. Il 21 gennaio, il Museo di Belle Arti di Gand ha inaugurato la prima mostra monografica del pittore di Anversa Theodoor Rombouts (1597-1637) che, dopo un soggiorno in Italia dal 1616 al ’24, si ristabilì in patria come solido pittore caravaggesco con un fiorente studio.

Mentre le sue opere sono conservate nelle collezioni di numerosi importanti musei, è finito così ai margini della storia dell’arte che il catalogo della mostra rappresenta il primo studio approfondito pubblicato, come conferma la curatrice Frederica Van Dam. Con 50 opere, tra cui nuove scoperte e recenti restauri, «Theodoor Rombouts: virtuoso del Caravaggismo fiammingo» (fino al 23 aprile) attinge a prestiti dal Prado di Madrid e dal Louvre di Parigi, nonché da collezioni dell’Europa orientale e di Porto Rico.

Come i caravaggeschi olandesi con cui ebbe contatti a Roma nei suoi primi anni Venti, Rombouts eccelleva nelle scene di genere, che spesso eseguiva in grandi formati in stile paesaggistico, come «Il cavadenti» (1620-25 ca), che è largo più di due metri. In mostra sono esposte due versioni (una proviene dal Prado), e un recente studio sostiene che il dentista dilettante è in realtà un autoritratto.

Rombouts è riuscito a fondere il chiaroscuro dell’Europa meridionale con la predilezione tipicamente nordeuropea per tessuti eleganti e una tavolozza più chiara. Sebbene la sua opera sia relativamente ridotta (circa 40 dipinti, secondo Van Dam, 31 dei quali sono esposti a Gand), la mostra colloca il suo successo in un contesto più ampio accostando dipinti di caravaggeschi suoi contemporanei.

La suprema abilità di Rombouts come pittore di strumenti musicali si rivela osservando il suo «Suonatore di liuto» (1625 ca), in prestito dal Philadelphia Museum of Art, messo a confronto con opere simili degli olandesi Dirck van Baburen e Hendrick ter Brugghen. Rombouts ha reso lo strumento con grande precisione, rivelando i dettagli delle singole corde e la ricca patina della tavola armonica, mentre le versioni olandesi sono semplici oggetti di scena. La mostra include anche «Donna che suona una chitarra» (1625-30 ca), in prestito da una collezione privata e che la curatrice Van Dam cita come una nuova scoperta.

Rombouts raggiunse grande fama ad Anversa durante la sua breve vita, e tra i suoi ammiratori si annovera Antoon van Dyck, il cui sublime ritratto di Rombouts, conservato all’Alte Pinakothek di Monaco, non può essere prestato. Piuttosto che competere con Pieter Paul Rubens, l’artista che dominava ad Anversa, e probabilmente nell’Europa dell’epoca, o lo stesso Van Dyck, Rombouts si affidava a quelle scene di genere, insieme a commissioni religiose nelle piccole città fiamminghe, per ritagliarsi la propria nicchia in un mercato affollato.

Ed è stato il prestigio postumo di quei due giganti, sostiene Van Dam, a tenere nell’ombra Rombouts. Le sue opere di genere avrebbero avuto in origine un messaggio moralizzante: le scene dei giocatori di carte, prestate dai musei di Anversa e Varsavia, erano un monito ai pericoli del gioco d’azzardo. Oggi possiamo preoccuparci meno del gioco delle carte come fonte di conflitto sociale e concentrarci invece sul grande piacere che queste opere possono darci, con i loro splendidi colori e le affascinanti composizioni.

Rombouts è «tecnicamente un grande pittore», afferma Wayne Franits, professore di storia dell’arte alla Syracuse University e noto studioso dei caravaggeschi di Utrecht, che ha contribuito al catalogo della mostra. «Non ci sono dubbi al riguardo: lo è e basta».
 

«Il suonatore di liuto» (1625 ca), di Theodoor Rombouts (particolare). Filadelfia, Philadelphia Museum of Art, The John G. Johnson Collection

J.S. Marcus, 24 gennaio 2023 | © Riproduzione riservata

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