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Andrea Santarlasci, Un po’ di finito infinito, 2007 Veduta dell’installazione, graffito su lastre di specchio azzurro retro illuminate con luci al neon, 450X450 cm Chiostro di Villa Vogel, Firenze.

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Andrea Santarlasci, Un po’ di finito infinito, 2007 Veduta dell’installazione, graffito su lastre di specchio azzurro retro illuminate con luci al neon, 450X450 cm Chiostro di Villa Vogel, Firenze.

Riflessi dall'altrove

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Laura Lombardi

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Pisa. Dal 30 ottobre al 23 gennaio alla Galleria Passaggi arte contemporanea la personale di Andrea Santarlasci a cura di Arabella Natalini, come evoca il titolo «Riflessi da un luogo invisibile», ha per oggetto un luogo evocativo di dimensioni simboliche, un luogo che rimanda a un altrove, elemento ricorrente nella ricerca dell’artista per il quale «proprio quel che sembra estraneo (..) identifica il luogo nella sua particolarità».

L’installazione è legata ad un progetto più ampio, che riguarda un sito particolare nel cuore di Pisa, dove il fiume Auser (l'attuale Serchio) si riversava nell'Arno: una confluenza che nel tempo ha trasformato il territorio. Quel luogo che non esiste più viene dunque evocato all'interno della galleria, collegando i lavori esposti, l’installazione con le tavole di recupero, il ramo raccolto sulla foce del Serchio trasmutato in scultura, le foto, l’opera pittorica e i light box, con un fluire sotterraneo che rimanda allo scorrere del tempo e alle sue diverse percezioni.

Santarlasci (Pisa, 1964)  mescola, dalla fine degli anni Ottanta, diversi media, sempre operando sul contrappunto o la fusione di materiale e virtuale, tra natura e artificio, tra spazio privato e ambiente esterno, riflessione individuale e dimensione collettiva, fino alle suggestioni visive dello sdoppiamento. Tema centrale è anche il tempo, che nell’acqua trova un equivalente simbolico molto pregnante: «L’acqua del fiume diviene quella sostanza che ci permette di contemplare e immaginare il tempo. L’acqua, materia liquida e dissolvente, illusoria e riflettente, è quell’elemento che può essere sempre comparato ad altri elementi... L’acqua può scavare la terra nelle sue profondità misteriose, può creare, deviare e dissolvere percorsi sotterranei, capaci di lasciare segni e tracce dei loro antichi passaggi».

Andrea Santarlasci, Riflessi da un luogo invisibile, 2012, stampa fotografica

Andrea Santarlasci, Senza titolo, 1995, legno, vetro e stagno

Andrea Santarlasci, Isola per interno, 1994, legno, vetro, stagno.

Andrea Santarlasci, Isole per interno, 1994-95, (particolare) legno, vetro, specchio e stagno.

Andrea Santarlasci, Sul limite di un'altra soglia, 2014, legno, vetro, luci al neon, due sagomatori e gelatine colorate. Sala ottagonale, Liceo Artistico Gentileschi, Carrara

Andrea Santarlasci, Sul limite di un'altra soglia, 2014, legno, vetro, luci al neon, due sagomatori e gelatine colorate. Sala ottagonale, Liceo Artistico Gentileschi, Carrara

Andrea Santarlasci, Un po’ di finito infinito, 2007 Veduta dell’installazione, graffito su lastre di specchio azzurro retro illuminate con luci al neon, 450X450 cm Chiostro di Villa Vogel, Firenze.

Laura Lombardi, 22 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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