Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Redazione GDA
Leggi i suoi articoliLa Carta di Cracovia venne sottoscritta nel 2000 in difesa del progetto di restauro del patrimonio costruito concepito come lo strumento che consente, tramite la conservazione di volumi e partiture, l’acquisizione dello sviluppo logico degli spazi costitutivi dell’edificio e dei significati dell’architettura stessa, per rapportare a questi il nuovo o il rinnovato uso del monumento, rendendone la fruizione ad essi compatibile. Il libro recentemente pubblicato Carta di Cracovia 2000. 10 anni dopo, edito da Ginevra Bentivoglio Editoria e curato da Giuseppe Cristinelli e Andrè De Naeyer, raccoglie scritti di Mario Docci e Tatiana Kirova, Jukka Jokilehto, Jean Louis luxen, Ingval Maxwell, Javier Rivera Blanco e Manfred Wehedorn, tra i principali sottoscrittori della Carta. Gli studiosi, riuniti ancora una volta nella città polacca, hanno fatto il punto sulla situazione attuale della conservazione del patrimonio costruito, indicando i pericoli che lo minacciano, dall'archeologia ai grandi monumenti, dalle città storiche al paesaggio. In particolare viene richiamata l’attenzione su quelli che vengono impropriamente definiti «restauri», in realtà arbitrari interventi di profonda ristrutturazione dell’edificato storico esistente che ne alterano le spazialità, oltre che lo stesso organismo architettonico.
Nei vari saggi vengono individuate le cause socio-economiche e culturali anche in riferimento a specifici contesti geografici e recenti iniziative internazionali. Nell’introduzione di Giuseppe Cristinelli leggiamo come vi sia un’allarmante tendenza, che intende motivarsi anche teoricamente, nel considerare l’elemento di permanenza del monumento unicamente nella sua materialità, a prescindere dalle sue connotazioni compositive, architettoniche e spaziali. E questo, se da un lato richiede una meticolosa attenzione conservativa dei materiali esistenti, consente dall’altro l’autonomo e incondizionato accostamento di nuove partiture edilizie che dovrebbero in tal modo rivitalizzare l’edificio tramite il cosiddetto «progetto del nuovo», per renderlo adeguato alle nostre esigenze. In tal modo il monumento, o ciò che resta di esso, diventa spunto progettuale di una «nuova cosa che niente più ha a che vedere con l’edificio preesistente, il quale si riduce a frammento decorativo, antiquariato esposto nell’allestimento di una nuova architettura che non trova altro sbocco per uscire dal formalismo tecnologico in cui si trova intricata».
Altri articoli dell'autore
L’Associazione archeologi del Pubblico Impiego (Api-MiBact) ha inviato una nota al Ministero della Cultura e a quello della Funzione Pubblica, nonché ai membri delle Commissioni cultura di Camera e Senato, per esprimere il proprio dissenso per il bando per 75 posti nell’area dell’elevate professionalità (Ep), le cui domande di partecipazione vanno presentate entro il 26 giugno
Il premio Nobel e il direttore del Museo Egizio si sono incontrati per parlare di musei e romanzi: «Sono simili: sono i “luoghi” in cui avviene l’interpretazione del significato della nostra vita, nei quali riflettere su sé stessi»
Anche quest’anno Tag Art Night, la Notte delle Arti Contemporanee, propone un palinsesto di mostre diffuse sul territorio cittadino
Rimodulate le competenze e modificato la struttura organizzativa: dal Segretariato generale al modello dipartimentale