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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliRoma. Esposti nella mostra che si è chiusa l’11 dicembre al Colosseo, i due altorilievi provenienti da Palmira violentemente danneggiati dalle milizie dell’Isis sono nei laboratori Iscr del San Michele, come da accordi col Museo Nazionale di Damasco, che ne è il proprietario e dove torneranno restaurati.
Si tratta di due ritratti panneggiati di un uomo e di una donna, scolpiti nella pietra ma presi a martellate soprattutto nei volti. I busti funerari dei due aristocratici raffigurano un uomo con toga, ampio mantello e un rotolo in mano, una donna con il tipico costume palmireno, il velo sulla testa, i capelli fermati da una fascia ricamata e con gioielli, tre collane e una spilla per fissare il mantello sulla spalla.
Quando nel maggio 2015 l’Isis stava per entrare a Palmira, la Direzione generale delle antichità e dei musei di Damasco compì una rischiosa operazione di salvataggio dei tesori del locale museo archeologico (alcuni funzionari furono feriti). Quasi tutte le sculture vennero portate in salvo, tranne la statuaria e i sarcofagi di maggiori dimensioni e alcuni busti attaccati alle pareti.
Dieci mesi dopo, nel marzo 2016, l’esercito siriano appoggiato dai russi liberò città e sito ma i templi di Bel, di Baal Shamim e l’Arco Trionfale erano stati fatti saltare e quanto lasciato al museo danneggiato spesso gravemente. Ora, dopo l’attacco del 10 dicembre scorso, la città è caduta di nuovo nelle mani degli estremisti e, al momento, non si conosce quale sarà il suo destino.
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I frammenti di un busto palmireno ora in restauro all'Iscr

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Ritratto palmireno

Ritratto palmireno

Uno dei busti palmireni in restauro all'Iscr
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