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Perché non usare il buon senso?

Antonio Aimi

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Sarà pur vero che Mozart cominciò a comporre musica a sei anni e che il famoso mayanista David Stuart scrisse il suo primo articolo scientifico a dodici anni, ma è altrettanto vero che i media potevano risparmiarci la storia del giovane canadese che a quindici anni:

1) ha scoperto che gli insediamenti maya sono collocati «lontano dai fiumi, su terreni poco fertili e tra le montagne» perché «riproducono in terra le forme disegnate dalle stelle, di modo che agli astri più luminosi corrispondono le città maggiori»;
2) ha individuato una nuova città maya finora sconosciuta proprio grazie a questa teoria e ai «rilievi satellitari dell’Agenzia Spaziale Canadese» (cfr. pagina online delle «Scienze» di Repubblica del 9 maggio 2016).


Al momento non so se, quando «Il Giornale dell’Arte» sarà in edicola, gli specialisti si saranno divertiti a ridicolizzare questa «scoperta» o se l’avranno ignorata, lasciandola cadere senza rumore nella pattumiera della storia della fantarcheologia (già l’11 maggio la stessa pagina online delle «Scienze» di «La Repubblica» era corsa ai ripari con una toppa). Certo è che questa «scoperta» deve essere ricordata come uno dei casi più significativi del vero e proprio delirio a cui può arrivare il circo mediatico delle notizie curiose che rimbalzano da un sito internet all’altro senza controlli e verifiche. Da questo punto di vista è importante osservare che i giornalisti di tutto il mondo, che hanno rilanciato la notizia, avrebbero potuto capire che si trattava di una bufala grottesca senza interpellare gli specialisti, senza mettersi a studiare, ma semplicemente usando un minimo di buon senso. Vediamo, dunque, perché, fin da subito, nonostante le sparate sulla «medaglia al merito da parte dell’Agenzia Spaziale Canadese» e il «riconoscimento da parte della Nasa», era evidente che la «scoperta» non poteva stare in piedi.

1) La costruzione di città che ripropongono sulla terra le forme delle costellazioni può essere decisa solo da uno Stato fortemente e follemente centralizzato (e questa è una cosa alla portata anche di una casalinga di Voghera).
2) I Maya non hanno mai avuto uno Stato del genere (e questa è una cosa alla portata anche di un bambino di prima media che va su Wikipedia). Rimane un’ultima questione: «Che cosa sarà quell’area rettangolare coperta dalla foresta messa in evidenza dalle immagini satellitari e che per i media è prova provata dell’esistenza della città?» Non lo so e credo che la cosa sia di scarso interesse, perché in tutta l’area Maya (e nel resto del mondo) le foto aeree mostrano migliaia di profili che potrebbero essere le tracce di antichi insediamenti o di curiose forme del terreno. Tuttavia, dato che ormai si è sollevato il problema, propongo che per risolvere il «mistero» gli esperti dell’Agenzia Spaziale Canadese della Nasa e i giornalisti che hanno lanciato la «scoperta» mettano mano al portafoglio e finanzino una spedizione ad hoc.


Antonio Aimi, 10 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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