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Per essere un buon collezionista bisogna essere un collezionista consapevole

Come gestire una collezione, l’eredità degli artisti, la circolazione delle opere

Emiliano Rossi

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Tra le ormai numerose pubblicazioni in tema di diritto dell’arte spicca Le buone pratiche del collezionismo, pubblicato a fine 2020 a cura di Dario Jucker per la Collana di Comparative Art Law diretta da Alessandra Donati per Edizioni Scientifiche Italiane. Il libro trae origine da un convegno tenutosi a Lugano nel 2017 dal titolo «Tra collezionismo e mercato, le regole del mondo dell’arte», ed è il felice esito anche di ulteriori e più aggiornate rielaborazioni.

Tale settore è divenuto rilevante sotto il profilo economico ed è oggetto dell’interesse di diversi operatori professionali e di sviluppi normativi e giurisprudenziali. Diviene sempre più importante per i collezionisti e gli operatori improntare la propria azione a criteri di cautela e consapevolezza delle regole applicabili attraverso l’adozione di metodologie rigorose e attente, con il supporto di professionisti di fiducia.

Il volume si divide in tre sezioni, la prima delle quali è focalizzata sui temi della gestione corrente delle collezioni, con saggi dedicati all’archiviazione e autentica delle opere, alla verifica della provenienza nonché alle questioni attinenti alla conservazione e ai diritti connessi alla riproduzione fotografica delle opere. Notevole è lo studio della Donati sul tema a lei caro degli strumenti di certificazione, a partire dall’autentica dell’artista per arrivare alle certificazioni degli operatori del mercato dell’arte, alle expertise, al ruolo dei cataloghi ragionati e alle certificazioni degli archivi e delle fondazioni.

L’autrice dedica la consueta attenzione derivante dal suo impegno nell’Associazione Italiana Archivi d’Artista alle buone pratiche che questi ultimi dovrebbero adottare nell’attività di archiviazione e autentica, data anche la necessità di evitare il rischio che la posizione dominante da essi assunta sul mercato possa essere oggetto di abuso. In proposito, è di particolare interesse l’attenta analisi dei possibili rimedi consentiti al collezionista che si veda negata ingiustamente l’autentica di una propria opera.

Altrettanto apprezzabile è il contributo di Sandra Sykora e di Jucker in merito ai diritti connessi alle riproduzioni fotografiche delle opere d’arte, con una precisa carrellata sui diritti dell’artista, del proprietario dell’opera e del fotografo stesso, distinguendo fra le fotografie che costituiscono mero documento, fotografia semplice o vera e propria opera fotografica. La seconda parte si concentra con approccio comparativo sulla legislazione relativa alla circolazione internazionale delle opere d’arte, con una particolare attenzione alle Convenzioni Unesco del 1971 e Unidroit del 1995, alla normativa comunitaria relativa al controllo dell’esportazione e alla restituzione delle opere illecitamente esportate e alle normative nazionali italiana e svizzera.

Utili, tra l’altro, il riepilogo di Giuseppe Calabi sulla recente riforma della normativa italiana introdotta dalla legge n. 124 del 2017, a cui, contemporaneamente alla pubblicazione del libro, il DM n. 367 del 31 luglio 2020 ha finalmente dato attuazione anche con riferimento alla semplificazione della procedura di esportazione di opere d’arte di valore inferiore a 13.500 euro. Molto apprezzabile anche lo scritto di Paolo Bresciani sul tema dell’acquisto a non domino delle opere rubate, con l’analisi comparata delle diverse legislazioni nazionali e, per quanto riguarda l’Italia, del rilievo sempre maggiore riconosciuto dalla giurisprudenza all’obbligo di diligenza del collezionista acquirente nella verifica della provenienza delle opere.

Tale evoluzione infatti limita significativamente le ipotesi in cui può essere riconosciuta la buona fede in capo all’acquirente a non domino di opere d’arte e, di conseguenza, riduce il rilievo in questo settore della tradizionale regola «possesso vale titolo» di cui all’articolo 1153 c.c., secondo cui colui al quale sono alienati beni mobili da parte di chi non è proprietario, ne acquista la proprietà mediante il possesso, purché sia in buona fede al momento della consegna e sussista un titolo idoneo al trasferimento della proprietà.

Denso e ricco di spunti è, poi, l’articolo di Jucker che, dal suo osservatorio luganese, affronta il tema scottante del ruolo della Svizzera quale Paese di passaggio delle opere d’arte rubate o illecitamente esportate, in special modo, dall’Italia. Lo scritto affronta i limiti della cooperazione internazionale da parte della Svizzera la quale non ha ratificato la Convenzione Unidroit del 1995 e, nell’accordo bilaterale con l’Italia, non riconosce l’applicazione a normativa italiana relativa al divieto di esportazione se non per le antichità e i beni archeologici e, sempre a eccezione di tali ultimi beni, consente l’assistenza giudiziaria in materia penale ai fini del sequestro e confisca dei beni solo in presenza di reati diversi dall’illecita esportazione, quali ad esempio il furto, l’appropriazione indebita, il riciclaggio o la ricettazione.

Infine, l’ultima parte del libro raccoglie ampie e interessanti testimonianze di diversi archivi d’artista e collezionisti che si sono dedicati alla conservazione della memoria degli artisti e alla trasmissione della stessa alle future generazioni.

L'autore è avvocato partner di «Pavesio e Associati with Negri-Clementi»

Le buone pratiche del collezionismo
di Dario Jucker, 386 pp., Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2020, € 48,00

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Emiliano Rossi, 28 marzo 2021 | © Riproduzione riservata

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