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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliMilano si conferma capitale del mercato dell’arte in Italia, ospitando l’11 giugno la prima asta live dell’anno dedicata all’Arte Moderna e Contemporanea firmata Pandolfini, storica maison fiorentina che negli ultimi anni ha saputo affermarsi nel panorama internazionale. Il dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea, da tempo fiore all’occhiello della casa d’aste, propone per questa edizione milanese una selezione accuratissima di opere, con una predilezione per i maestri italiani del secolo scorso e una significativa apertura alle proposte internazionali più iconiche. Tra i lotti di maggior rilievo, spicca una delle composizioni più evocative e politicamente cariche di Franco Angeli, «Cimitero partigiano (rosso)», realizzata nel 1963 e proposta con una stima di 20mila-40mila euro. L’opera è un compendio della poetica dell’artista romano, che unisce la forza simbolica del colore, un rosso pieno e dominante, alla tensione ideologica tipica della sua produzione degli anni Sessanta. È un lavoro che racconta il trauma della guerra e l’utopia della memoria, unendo materia e storia in una stratificazione visiva potentissima. Il nome di Antonio Ligabue compare due volte in catalogo, segnando un momento particolarmente significativo per il mercato. In asta va uno dei suoi ritratti più noti, «Fanny Kasler» (1955), realizzato nel pieno del terzo periodo stilistico dell’artista (1952-1962). La stima, 80mila-120mila euro, riflette la solidità collezionistica dell’opera, supportata da un curriculum espositivo e bibliografico di rilievo. Ad accompagnare il ritratto anche un vibrante «Gallo», anch’esso proveniente dalla Collezione Bruno Bertacchini, importante figura del collezionismo emiliano e amico personale dell’artista. Di tutt’altro tono, ma ugualmente denso di pathos visivo, è «Uovo e drappo bianco» (1981) di Renato Guttuso, stimato 35mila-60mila euro. Si tratta di una natura morta costruita sul contrasto tra forme elementari e una tavolozza che si muove tra la sospensione e la drammaticità. L’opera è valorizzata non solo dalla qualità pittorica, ma anche dal suo importante percorso espositivo internazionale, con tappe a Parigi e New York, e dalla presenza di numerosi cartigli e iscrizioni che la rendono un pezzo unico anche sotto il profilo documentario. Il catalogo Pandolfini si apre anche all’arte internazionale, con una serie di opere che parlano direttamente ai collezionisti più attenti ai grandi nomi del mercato globale. Andy Warhol è presente con una delle sue più celebri icone, la serigrafia «Marilyn Monroe» del 1967, proposta a 20mila-40mila, opera che incarna il dialogo tra consumismo, culto della celebrità e arte, motivo di celebrità per il maestro della Pop.

Andy Warhol, «Marilyn Monroe» 1967. Coutesi Pandolfini Casa d’Aste

Mario Schifano, «Solare», seconda metà degli anni Sessanta. Courtesy Pandolfini Casa d’Aste
A completare questa sezione, l’emblematica fotografia «La rivoluzione siamo noi» di Joseph Beuys, stimata 15mila-25mila euro, che immortala l’artista tedesco nella sua marcia performativa a Kassel nel 1972, lavoro chiave inserito nella sua riflessione sull’arte come azione, gesto e intervento sociale. Non mancano incursioni di altri grandi nomi come Keith Haring, Markus Lüpertz, André Marfaing, Fernando Botero, Theo van Doesburg e Kurt Schwitters, a testimonianza di una proposta varia e multidisciplinare. Il cuore dell’asta rimane comunque saldamente ancorato alla grande tradizione italiana del Novecento. Accanto a Schifano, Dorazio, Magnelli, Sironi, Licini e de Chirico, una sezione del catalogo è dedicata agli anni eroici del Futurismo, con una selezione di opere che include dipinti su tela e tavola di Thayaht, Prampolini e Fillia, fino ad arrivare a una rarissima testimonianza della scrittura visiva futurista: la «Valutazione Chimico-Fisica d’un Tramonto» di Carlo Carrà. Questa sezione rappresenta un raro momento di riscoperta e valorizzazione di un movimento che ha segnato l’identità dell’avanguardia italiana, offrendo al tempo stesso spunti visivi e concettuali ancora attuali per il collezionismo internazionale. Nel campo della neo-avanguardia e della pittura astratta post-bellica, si segnala «Solare» di Mario Schifano, smalto su carta applicata su tela, opera degli anni Settanta e stimata 50mila-100mila euro. È un’opera solare nel vero senso della parola: luminosa, sintetica, carica di quell’energia cromatica che ha fatto di Schifano uno dei riferimenti della pittura italiana degli anni Cinquanta-Sessanta. Allo stesso modo, «Contra» di Piero Dorazio, olio su tela stimato 25mila-40mila euro, si inserisce nel percorso lirico e coloristico dell’artista romano, maestro dell’astrazione ritmica, della luce come forma, del colore come struttura. L’asta non trascura il «fronte tridimensionale». Nella sezione scultura, trovano spazio opere di Lucio Fontana, Igor Mitoraj e altri grandi interpreti del linguaggio plastico del Novecento. L’offerta si articola tra materia, gesto e forma, con esemplari che coniugano rigore e monumentalità, spiritualità e potenza visiva.
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