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«Mute», di Pan Daijing (particolare). © Pan Daijing

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«Mute», di Pan Daijing (particolare). © Pan Daijing

Pan Daijing: tutto diventa musica

All’Haus der Kunst la più ampia personale dell’artista e compositrice cinese

Francesca Petretto

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«Con “Mute” voglio espandere l’edificio. Voglio che sia uno spazio pubblico, che sia come una foresta, uno spazio che si possa abitare. Non si tratta di sentirsi a proprio agio, ma di un senso di appartenenza»: sono le parole usate dall’artista e compositrice cinese Pan Daijing (1991, Guiyang) per descrivere la sua più grande finora mostra personale, «Pan Daijing. Mute», allestita dal 9 marzo al 14 aprile nella Haus der Kunst diretta da Andrea Lissoni (anche curatore della stessa insieme a Sarah Johanna Theurer, Lydia Antoniou ed Emma Enderby).

Si tratta di una mostra-esibizione dal vivo inaugurata da un’azione performativa durante la quale il pubblico è invitato a condividere con otto danzatori (Amie Jammeh, Chihiro Araki, Cary Shiu, Camilla Brogaard, Kelvin Burkard, Leah Katz, Wai Lok Chan e Pan Daijing) lo spazio espositivo in un continuum sonoro composto da canto e musica elettronica, un paesaggio coreutico-melodico di cui essi stessi diventano parte perché, come dice l’artista: «Tutto diventa musica».

L’opera che dà nome al tutto, «Mute», è stata commissionata all’artista di Guiyang dalla Haus der Kunst, creata dunque ad hoc per questa esposizione, e occupa l’intera galleria ovest dell’edificio andando a espandersi negli spazi limitrofi. Invita il pubblico in un viaggio che integra elementi architettonici densi di memoria storica e nuovi spazi immaginari; un viaggio che può essere esplorato come un paesaggio di elementi installativi e performativi. Di fatto «Mute» è la reinterpretazione e attualizzazione di musiche, coreografie e materiali video creati dall’artista negli ultimi dieci anni, integrati però con elementi di produzioni e performance più attuali.

Le opere di Daijing sviluppano sempre un rapporto simbiotico con gli spazi dentro i quali si muovono e risuonano; in questa mostra per la Haus der Kunst fatta di coreografie, interventi architettonici, suoni e video, la vista del pubblico viene riorientata al fine di aprire aree dell’edificio precedentemente inosservate. In una coreografia che esplora l’immobilità e la vivacità, l’ensemble performativo dei danzatori di Daijing, lei inclusa, mette in moto, dall’inizio della mostra, un processo di trasformazione cui seguono durante le 6 settimane di durata dell’evento altre attivazioni. In un mondo di crescenti dipendenze e d’intrecci reciproci, l’opera di Daijing si chiede che cosa ci lega e ci sfida a confrontarci con i nostri sentimenti.

«Mute», di Pan Daijing (particolare). © Pan Daijing

Francesca Petretto, 07 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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