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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliSi è insediato a Palazzo Strozzi Arturo Galansino: il «giovane» (anche se lui sorride a quest’ appellativo) nuovo direttore della Fondazione, che succede a James Bradburne.
La volontà di richiamare in patria questo talento 39enne migrato all’estero, dopo la laurea a Milano e il dottorato a Torino, prima a Parigi, dove ha lavorato al Louvre, poi per Londra, dove è stato curatorial assistant, dal 2010 al 2012, alla National Gallery poi, dal 2013, curator of exhibitions alla Royal Academy of Arts, è legata proprio alla fiducia che il Presidente della Fondazione Lorenzo Bini Smaghi ripone nelle capacità di Galansino, selezionato tra vari candidati italiani e stranieri, di imprimere uno slancio ulteriore alla vita del Palazzo, in linea con la filosofia di Palazzo Strozzi del «pensare globale e agire locale».
Si tratta infatti di mantenere un giusto equilibrio in un momento non certo roseo, dal momento che la Fondazione, i cui proventi sono divisi equamente tra pubblico, privato e reddito proprio, ovvero introito delle mostre e altre attività, si è vista mancare il rinnovo dei finanziamenti da parte della Provincia e della Camera di Commercio (sebbene sia subentrata la Regione con un contributo di 800mila euro); compito del nuovo direttore sarà dunque anche quello di svolgere un’intensa attività di fundraising.
A chi gli chiede cosa porterà a Firenze Galansino, risponde subito «il mio entusiasmo», ma nello specifico ribadisce il suo intento di agire in continuità con quanto già svolto dalla direzione Bradburne, puntando a far divenire il Palazzo un luogo sempre più vivo e aperto, con progetti che «vadano oltre le mura del palazzo sia in collaborazione con grandi istituzioni internazionali, che attraverso sinergie territoriali per valorizzare il nostro patrimonio artistico e culturale».
Il programma della direzione Galansino sarà presentato a breve, ma il direttore annuncia di voler privilegiare, da un lato, le mostre di indagine e ricerca sull’arte antica, sul modello di quelle, già tenutesi a Palazzo Strozzi, di «Bronzino» (2010) e di «Pontormo e Rosso» (2014), e dall’altro, di voler ampliare il ruolo del contemporaneo: due attività che saranno però congiunte in modo da creare un vero e proprio corto circuito tra passato e presente.
Infine il Palazzo con le sue iniziative che coinvolgeranno direttamente i visitatori, sarà sempre più presente sui social network. E mentre Bini Smaghi indica tra le qualità di Galansino quella di avere un’impostazione di pensiero imbevuta di pragmatismo anglosassone, il nuovo direttore ribadisce anche l’importanza di riconoscersi in una formazione umanistica, in cui convergono molti saperi, senza esagerate specializzazioni; e dichiara di non aver avuto «maestri», bensì importanti figure di riferimento, tra cui Giovanni Agosti, Giovanni Romano, Dominique Thiebault, Michel Laclotte, Nicholas Penny, Alain Jouffroy e Giovanni Previtali.
Intanto a Palazzo Strozzi il Centro per l’arte contemporanea Strozzina ospita dal 17 aprile al 26 luglio la collettiva «Anche le sculture muoiono» a cura di Lorenzo Benedetti, una riflessione sulla scultura contemporanea, tutta giocata tra dimensione di durevolezza e senso dell’effimero e del frammento, attraverso i lavori di tredici artisti italiani e internazionali: Francesco Arena, Nina Beier, Katinka Bock, Giorgio Andreotta, Dario D’Aronco, N.Dash, Michael Dean, Oliver Laric, Mark Menders, Michael E. Smith, Fernando Sánchez Castillo, Francisco Tropa, Oscar Tuazón. Un’iniziativa che dialoga con la grande mostra al piano nobile del Palazzo «Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico» (fino al 21 luglio), concepita e realizzata in collaborazione col Paul Getty Museum di Los Angeles e la National Gallery di Washington.
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