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Un particolare della «Madonna del cardellino» di Stefano da Putignano, Cisternino, Chiesa Matrice

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Un particolare della «Madonna del cardellino» di Stefano da Putignano, Cisternino, Chiesa Matrice

Nuova luce per Stefano da Putignano

Edizione aggiornata del libro di Clara Gelao dedicato allo scultore «pugliese filoveneto»

Stefano Causa

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Stefano da Putignano è uno scultore la cui attività si segue lungo il primo quarantennio del Cinquecento. Nelle sue opere in pietra, tutte di carattere devozionale, si coglie, oltre alla conoscenza del genio di Laurana, una ripresa consapevole (e volenterosa) di idiomi della pittura veneta. Tra XV e XVI secolo la Puglia è un lungo quartiere periferico di Venezia (mentre distretti come Trani, Monopoli o Ostuni vengono direttamente amministrati dalla Serenissima).

Nessuno dei veneti pare si sia mai recato da quelle parti; le opere, tuttavia, hanno le gambe lunghe, ed è il motivo per cui si incontrano a Barletta Alvise Vivarini, a Monopoli Lazzaro Bastiani, Giambellino a Bari, Lotto a Giovinazzo e Palma il giovane a Tricase.

Ora su un comprimario come Stefano da Putignano, che fino a non troppo tempo fa conoscevano non più di quattro o cinque al mondo, esce l’edizione aggiornata del libro che dedicò allo scultore, nel 1990, Clara Gelao, tra le più acute e attente storiche pugliesi, cresciuta nelle sale della Pinacoteca di Bari di cui è stata fino all’anno scorso direttrice.

Una buona notizia per gli studi sulla scultura meridionale e non solo. Fin dalla premessa, la monografia si offre nei termini di un diario di lavoro appassionato e appassionante (endiadi oggi forse un poco in disgrazia nei nostri studi).

Il volume è l’approdo di un percorso di ricerche di cui occorre riconoscere, a valle, l’esposizione pluridisciplinare sull’arte delle confraternite (curata dalla Gelao stessa nel 1994), e a monte, la splendida rassegna curata a Bari da Michele d’Elia nel 1964 sull’arte in Puglia dal tardoantico al Rococò.

La mostra spinse in proscenio la composita civiltà di terre che, per molti, avrebbero continuato ad essere poco più che la culla del Romanico, del Barocco leccese, dei trulli e della guitteria di un pregevole attore canosino emigrato dal cinema alla tv; inoltre assodò l’idea che le mostre siano il miglior pretesto per setacciare il territorio dando modo agli studiosi pugliesi di smarcarsi dal (presunto) ruolo sussidiario giocato rispetto a quei napoletani, romani o fiorentini cresciuti all’ombra di pinacoteche e biblioteche ben fornite. Il rapporto tra centro e periferia, malignava qualcuno, non riguarda gli artisti quanto piuttosto gli storici dell’arte.

Stefano da Putignano. Virtuoso scultore del Rinascimento, di Clara Gelao, 150 pp., ill., Mario Adda, Bari 2020, € 28,00
 

Stefano Causa, 21 marzo 2020 | © Riproduzione riservata

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Nuova luce per Stefano da Putignano | Stefano Causa

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