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Non andremo più a Canossa

Stefano Luppi

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Il castello di Matilde di Canossa chiude da fine febbraio

Un luogo simbolo della storia italiana ed europea come il castello di Matilde di Canossa (lo storico tedesco Stefan Weinfurter scrive che vi «è nato lo Stato laico») da fine febbraio chiude e da quella data sarà complicato, per i turisti, poterlo visitare se non prendendo preventivo appuntamento con un custode.

Davanti al portone del maniero, modificato nel corso dei secoli (dopo la sua costruzione attestata intorno al 940 grazie ad Adalberto Atto, un principe longobardo), nel 1077 secondo la tradizione l’imperatore Enrico IV fu umiliato per tre giorni da papa Gregorio VII che gli negò l’accesso e lo costrinse ad attendere nel gelo dell’inverno. Erano gli anni della lotta per le investiture e quel castello di proprietà della grancontessa Matilde, dominatrice della zona, era ambito anche per la sua posizione.

La chiusura a cui va incontro è dettata da motivi economici: l’edificio è di proprietà della Provincia di Reggio Emilia che, essendo un istituto in via di dismissione secondo la riforma Delrio, dal primo gennaio scorso ha perso la competenza turistica del sito. 

Dunque alla base della chiusura ci sarebbero motivazioni di carattere sia economico sia di competenza gestionale. In ogni caso il 29 febbraio terminerà il contratto con la cooperativa Archeosistemi e con l’associazione Andare a Canossa che negli ultimi anni hanno gestito e aperto al pubblico il castello: ora invece dovrebbe toccare ai vertici del Polo Museale regionale prendere una decisione.

Ma intanto nell’area sono già chiusi il ristorante, i parcheggi e i bagni pubblici, nonostante ogni anno salgano su questa collina migliaia di visitatori provenienti in particolare dalla Germania.

Stefano Luppi, 01 febbraio 2016 | © Riproduzione riservata

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