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Il concerto di Renato Fiorito nell’ambito di Cutting Clouds, nella sala del Madre affrescata da Francesco Clemente con l’opera «Ave Ovo» (2005)

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Il concerto di Renato Fiorito nell’ambito di Cutting Clouds, nella sala del Madre affrescata da Francesco Clemente con l’opera «Ave Ovo» (2005)

Museo Madre: come supportare una generazione in crescita di artisti

Tra le tante missioni che il museo napoletano esprime, c’è anche quella di essere una «palestra» espositiva, in cui curatrici e curatori e artiste e artisti agli esordi possano sperimentare l’utilizzo della macchina museale e la visibilità che essa garantisce

Se è innegabile che la città di Napoli e il suo territorio vivano un momento di crescente attenzione nel ridisegno delle geografie culturali nazionali, nonché di «spinta turistica» fin troppo vivace, tanto da essere una sorta di «caso studio» naturale sui risultati del fenomeno dell’overtourism, è necessario chiedersi come, in particolare in una tale circostanza, le istituzioni possano supportare una generazione in crescita di artisti. Le risposte a mio avviso non possono che passare per formazione e visibilità. 

Una novità fondamentale per il primo punto è la creazione del primo Dottorato di Interesse Nazionale (Din) per le istituzioni Afam (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica), inaugurato lo scorso anno dall’Accademia di Belle Arti di Napoli. Con 125 docenti coinvolti nel collegio dottorale e 98 dottorandi in azione, il Dottorato è diviso in otto curricula a dimostrazione di un orientamento altamente transdisciplinare, tra tecnologie, arti performative, media digitali, patrimonio, economia culturale e contesti sociali. Un tale investimento concreto in ricerca e formazione artistica non può che favorire un contesto di eccellenza in cui fioriscano scambi culturali e network tra Napoli e altre realtà artistiche italiane e internazionali. Per esempio a coordinare l’indirizzo in Visual Arts, Performing Arts, New Media, New Technologies, Music and Cultural Heritage è Alessandra Troncone, una delle curatrici della prossima Quadriennale nella quale sono coinvolti numerosi artisti campani (tra cui, nella sezione concepita da Troncone, Diego Cibelli, Antonio Della Guardia e Roberto Pugliese). Se la vocazione di questo Dottorato è altamente internazionale, giusto spazio è stato dato, tra i dottorandi selezionati, a una serie di artisti già attivi e presenti espositivamente anche oltre la scena cittadina, come Andrea Bolognino, Carmela De Falco, lo stesso Antonio Della Guardia e Paolo Puddu

Rispetto all’Accademia cittadina, il Madre interpreta il suo ruolo in termini di vicinanza e complementarietà, con l’ambizione di essere punto di riferimento in particolare per artiste e artisti della nuova generazione attivi in città grazie a un programma improntato a progetti collettivi e inclusivi per metodo o per tema, sintonizzati sulle urgenze dell’oggi. Più nello specifico, poi, all’interno del formato espositivo in capitoli «Gli anni. Episodi di storia dell’arte a Napoli», con cui il museo raccoglie storie più o meno recenti alle quali affidare una riflessione storiografica e identitaria del sistema dell’arte cittadino, è prevista una «mostra nella mostra» nella quale a un artista napoletano viene proposto di scegliere delle opere dalla collezione del Madre che sono state significative per la sua formazione e di costruirci attorno un piccolo progetto espositivo. Nel primo capitolo questo progetto è stato affidato a Federico Del Vecchio, che con lo spazio-progetto Flip promuove un modello di accoglienza e scambio intergenerazionale e internazionale. Nel prossimo, sarà la volta di Raffaela Naldi Rossano, reduce dalla partecipazione alla Biennale di Sharjah, che nel suo lavoro e con una residenza promossa all’interno del suo studio opera sui temi del femminismo e del rapporto con un Mediterraneo interpretato come matrice arcaica. Raccontiamo così l’impatto fondativo che un museo e la sua collezione hanno sulla propria comunità di riferimento negli anni della sua formazione, e allo stesso tempo rendiamo visibili i risultati creativi di quell’impatto. 

Nel 2024 con la mostra «Cutting Clouds» il Madre ha commissionato la curatela di una mostra legata al tema dell’effimero a Marta Ferrara e Marta Wróblewska, due curatrici di base a Napoli e attive sulla scena contemporanea più giovane e sperimentale della città. Rispetto all’ampio spettro di età degli artisti coinvolti, è emersa una particolare energia nel campo delle arti performative tra i più giovani interpreti campani, con figure come Carmela De Falco, Renato Fiorito e Gabriella Siciliano

Tra le tante missioni che il Madre esprime, c’è anche quella di essere una «palestra» espositiva, in cui curatrici e curatori, e artiste e artisti agli esordi possano sperimentare l’utilizzo della macchina museale e la visibilità che essa garantisce. In questa traiettoria, abbiamo trovato negli Amici del Madre, con Antony Morato e Seda, dei partner generosi e visionari nel rendere possibile il Premio Meridiana, a cura di Mario Francesco Simeone. Si tratta di una call per progetti espositivi focalizzati sul lavoro di artisti provenienti o legati alle regioni del Sud Italia, fornendo una piattaforma istituzionale finalizzata alla valorizzazione dei discorsi e dei temi più urgenti del Meridione. Ci auguriamo che il mai scontato dialogo tra territorio, impresa e cultura attivato per questo progetto si costituisca come base del rafforzamento del tessuto artistico di Napoli, che si candida così a un ruolo di referente principe per l’intero Sud. Intanto il suo interesse è già testimoniato dalle 65 adesioni raccolte alla scadenza del concorso, a fine dello scorso giugno. Questa prima edizione del concorso è stata intitolata dal curatore Simeone «Ogni cosa è tutte le cose», prendendo a prestito da Elio Vittorini di Conversazione in Sicilia l’esortazione a chi si è candidato a esprimere una visione profondamente interconnessa della realtà, a partire da quella geopolitica a cui si riferiscono. Una scelta sensibile, un’indicazione che gli artisti della città già stanno interpretando con consapevolezza, nell’assoluta e potente fascinazione di che cosa significa far partire il loro sguardo dalla benjaminiana città porosa. 

Eva Fabbris è la direttrice del Museo Madre di Napoli dal 2023

L’ingresso del Museo Madre di Napoli è stato ridisegnato da Daniel Buren nel 2015 con il progetto «Axer/Désaxer»

Eva Fabbris, 06 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

Museo Madre: come supportare una generazione in crescita di artisti | Eva Fabbris

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