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Uno scorcio dello spazio OPOS dove il 13 giugno aprirà la fiera ReA! Art Fair

Courtesy ReA! Art Fair

Uno scorcio dello spazio OPOS dove il 13 giugno aprirà la fiera ReA! Art Fair

Courtesy ReA! Art Fair

Manca poco al taglio del nastro di ReA! Art Fair

Dal cuore femminile di un’associazione no-profit, una fiera che rivoluziona il sistema dell’arte contemporanea puntando su inclusività, qualità e connessioni globali

Monica Trigona

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Era il 2020 quando ReA! ARTE, associazione culturale non-profit nasceva dall’iniziativa di un gruppo tutto al femminile composto da giovani professioniste. L’obiettivo era ambizioso ma chiaro sin dall’inizio: ripensare criticamente il sistema dell’arte contemporanea, promuovendo un nuovo paradigma fondato sulla democratizzazione dei processi, sull’inclusività e sulla trasparenza. In risposta a un’esigenza ormai ineludibile, l’associazione si configura oggi come un ponte attivo e consapevole tra la produzione artistica emergente e le strutture del mercato, valorizzando il lavoro di artisti indipendenti spesso marginalizzati dalle logiche tradizionali di visibilità e accesso. Attraverso un approccio dialogico e sinergico con istituzioni culturali, accademie e operatori del settore, la sua ambizione è ridefinire la percezione sociale dell’arte.

Il principale progetto che REA! ARTE ha ideato in linea con la sua mission è ReA! Art Fair, originale format di fiera d’arte che quest’anno giunge alla sua quinta edizione. L’iniziativa propone un modello espositivo ibrido che si colloca consapevolmente tra il format accademico del «Degree Show» e le dinamiche commerciali della fiera d’arte, sovvertendone le convenzioni con un approccio profondamente «artist-oriented». La rassegna restituisce centralità agli artisti, offrendo loro la possibilità di presentare le proprie opere al pubblico e ai professionisti del settore senza la necessità di un’intermediazione galleristica. Le curatrici del team ReA! concepiscono l’intera mostra come un’unica narrazione visiva coerente e articolata, strutturando un allestimento unitario che supera la frammentazione tipica delle fiere tradizionali. Il percorso si sviluppa attraverso soluzioni interattive e multimediali, pensate non solo per valorizzare la varietà dei linguaggi artistici contemporanei, ma anche per coinvolgere attivamente il visitatore in un’esperienza di scoperta e di approfondimento critica.

 


 

 

 

 

 

 

Carla Giaccio Darias, «Julian en su patio», 2025. Courtesy ReA! Art Fair

Sostenendo una visione dell’arte come spazio pubblico di dialogo, sperimentazione e accesso democratico, ReA! Art Fair apre i battenti il 12 giugno e chiude il 15, offrendo al pubblico 4 giorni stimolanti e carichi di fermento. «Evento di respiro internazionale e unico nel suo genere, con una visione fortemente contemporanea, portato avanti con tanta passione ed impegno», come ha dichiarato lo stesso Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura della città di Milano, sarà il palcoscenico per le originali creazioni di un numero limitato e selezionatissimo di artisti, solo 50, scelti tra oltre 500 candidature internazionali. 
Dopo quattro edizioni autunnali, la rassegna cambia non solo stagione ma anche «pelle». Il contesto è infatti tutto nuovo: OPOS, suggestivo spazio, un tempo fabbrica di elettro-morsetterie, nel cuore pulsante del Certosa District che si sta affermando sempre più come un polo creativo e innovativo.

 

Kinga-Noémi Ács, «Sphinx Broken on the Wheel», 2025. Courtesy ReA! Art Fair

A curare la selezione 2025 della fiera è un comitato composto da Maria Myasnikova (anche capo curatrice), Erica Massaccesi, Rita Meschiari, Valeria Conti, Milena Zanetti e Vittoria Martinotti. Una delle novità più rilevanti di questa edizione è proprio la scelta di ridurre il numero di artisti selezionati da 100 a 50, per garantire maggiore attenzione alla qualità e alla profondità delle ricerche. Un atto curatoriale coraggioso in un’epoca che spesso premia la quantità più della riflessione. Tra le sorprese di quest’edizione, spicca l’inaugurazione di una sezione speciale dedicata alle scene artistiche emergenti del Medio Oriente e dell’Africa. Curato da Sahar Behairy, questo settore accoglie opere di quattro artiste visive della British University in Cairo e due artisti provenienti dal Wasl Art Space di Jeddah. In queste voci si intrecciano memoria, trasformazione e sfida: l’arte si fa racconto potente, territorio di connessione tra identità e futuro. La fiera vanta inoltre un calendario fitto di premi e partnership. Torna il Premio ViaFarini, affiancato per la prima volta dalla residenza Lami-Genolini di Erba, dedicata ai talenti emergenti. Artsted celebra cinque anni di premi per progetti tecnologici, mentre Snap Collective debutta offrendo al vincitore la pubblicazione di un artist book. Novità dell’anno è la collaborazione con Singulart, galleria online di riferimento, che aprirà agli artisti selezionati nuove prospettive sul mercato globale. Infine, il catalogo ufficiale della fiera, in collaborazione con il magazine «Mulieris», chiude il cerchio con una riflessione: che cosa significa oggi creare uno spazio per l’alterità, per il dissenso, per la reinvenzione? Non ci resta che visitare gli spazi di OPOS con occhi attenti e mente aperta e cercare delle risposte.

Le curatrici della fiera. Da sinistra: Da sinistra a destra, Vittoria Martinotti, Milena Zanetti, Erica Massaccesi, Rita Meschiari, Valeria Conti, Maria Myasnikova. Foto di Anna Ivanova (@xanikka), 2025. Courtesy REA ARTE

Monica Trigona, 09 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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