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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliDal 27 marzo al 12 luglio al Belvedere la mostra «Friedrich Loos. Un artista fra Vienna, Roma e il Nord» presenta il lavoro del paesaggista ingiustamente ricordato solo per qualche opera dei suoi anni a Salisburgo, mentre la sua attività andò invece ben oltre i confini dell’Austria prima Biedermeier e poi k.u.k., ovvero imperiale e regia. Friedrich Loos (Graz, 1797-Kiel, 1890) nella sua vita errante rincorse l’ispirazione dal paesaggio, che dopo l’esperienza romana (dove percepì il massimo vertice estetico raggiungibile dalla contaminazione umana della natura) volle sempre più selvaggio e incontaminato. Dopo la formazione all’Accademia di Vienna e l’influenza di Josef Mössmer nel disegno all’aperto, nel 1826 Loos fu chiamato da Johann Michael Sattler a Salisburgo per collaborare al celebre «Panorama». Nel 1835 tornò a Vienna dove sviluppò una forma di «pittura preimpressionista di grande personalità» (Walter Koschatzky). Dopo il primo viaggio romano nel 1840, alternò la permanenza fra Vienna e Roma, sull’onda della «Nostalgia per l’Arcadia» (tipico atteggiamento fra psicologico e artistico dell’arte tedesca dell’Ottocento) e a Roma Loos realizzò cinque celebri grandi tele panoramiche dell’Urbe che portò in tour nelle maggiori città tedesche negli anni intorno al 1850 (nella foto, «Panorama di Roma antica», 1850 ca). Dal 1855 il pittore si trasferì definitivamente agli antipodi climatici e culturali di Roma, a Kiel, capitale del ducato danese dello Schleswig-Holstein, fra Danimarca e Germania, dove continuò la sua indefessa attività di pittore nella natura che lo vide realizzare come ultima opera un ciclo di paesaggi dal vivo della Norvegia meridionale.
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