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«Giove dipinge le farfalle» (1524) di Dosso Dossi, Cracovia, Castello di Wawel

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«Giove dipinge le farfalle» (1524) di Dosso Dossi, Cracovia, Castello di Wawel

L’arte per sognare e immaginare

Un volume, ampio e profondo, in cui Marco Paoli affronta il tema dell’onirico e delle visioni nell’arte

Loretta Vandi

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Negli ultimi anni sembra che sia scomparsa dal nostro orizzonte culturale la figura dello studioso capace di affrontare temi su larga scala attraverso l’analisi di ampi periodi storici, con rigore filologico e critico, e con un’ampia conoscenza dei nodi concettuali. Non mi riferisco a compilatori di opere enciclopediche e neppure di dizionari ma a quegli autori che nel medioevo e nella prima età moderna producevano le summae. In esse, veniva fatto il punto su tematiche specifiche collegate tra loro da una visione generale del mondo e della conoscenza che si aveva di esso. Esse offrivano strumenti per analizzare e, possibilmente, comprendere il passato e la società contemporanea nel loro insieme, andando al di là della specializzazione. La pubblicazione dell’ultimo lavoro di Marco Paoli, vanifica, fortunatamente, l’idea della scomparsa delle summae.

Certo, non è da tutti poter affrontare una tale impresa. Non si tratta solo di avere buona memoria, costanza e perspicacia nel connettere i vari elementi. Ciò che è richiesto, prima di tutto, è il credere nell’importanza di ciò che si è intrapreso, cioè il credere nella validità sia per gli specialisti che per il pubblico generale del contenuto trattato. Ciò che è richiesto è anche tanto coraggio, insieme a una conoscenza ampia, articolata e critica, sia visiva che concettuale, delle varie tematiche.

L’Homo imaginificus è una presenza costante nella storia dell’umanità e Marco Paoli ne traccia il percorso all’interno della storia dell’arte e della cultura, indagando i sogni e le visioni dal punto di visto iconografico e iconologico. Vi si parla dell’origine dell’arte, un tema che da tanto tempo è stato messo da parte e che Paoli ha recuperato conferendogli la dovuta importanza. L’autore passa poi a considerare l’arte antica greco-romana, nella quale le raffigurazioni del sogno e del sonno non mancano, mentre spetta al Medioevo l’aver elaborato l’inedito soggetto della visione, con le teofanie dell’Antico Testamento e le apparizioni angeliche e cristologiche del Nuovo. In questo ambito, ampia attenzione è riservata ai sogni e alle visioni dei santi nonché all’Apocalisse.

Merito di Marco Paoli è di non essersi concentrato in modo preferenziale sul Rinascimento ma, come giustamente afferma, questo periodo storico funzionò da collettore di un enorme repertorio di temi, proveniente dal Medioevo e dall’antichità classica, arricchendolo con un filone allegorico generalmente inedito, assente nei periodi precedenti. Momento di passaggio e non apice di un lungo processo, l’epoca rinascimentale mise a fuoco le basi oniriche del naturalismo, indicando come l’arte potesse svilupparsi e aprirsi alla comprensione del mondo grazie all’immaginazione.

Il volume, da segnalare per la coerenza nel trattare temi storici e per l’acume critico, si chiude con due sezioni molto significative: una raccolta di saggi su capolavori rinascimentali aventi il sogno come soggetto principale e un approfondimento su trattati medico-filosofici del Cinquecento, dedicati all’interpretazione del sogno.

Homo imaginificus. Sogni e visioni nella storia dell’arte dal Paleolitico superiore al Rinascimento
di Marco Paoli, 576 pp., 727 ill., Lucca, Maria Pacini Fazzi Ed., 2023, € 50,00

«Giove dipinge le farfalle» (1524) di Dosso Dossi, Cracovia, Castello di Wawel

La copertina del volume

Loretta Vandi, 21 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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