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Marta Paraventi
Leggi i suoi articoliIn occasione del restauro della «Madonna con il Bambino» di Carlo Crivelli conservata presso i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi sono emerse straordinarie novità che riguardano non solo la cronologia del corpus delle opere dell’artista nato a Venezia tra 1430 e 1435 e morto nelle Marche nel 1495 circa, ma anche le modalità e tecniche esecutive adottate.
Il restauro, presentato all’Accademia di San Luca di Roma il 4 ottobre, è stato eseguito da Daphne De Luca e si è reso necessario a causa del pessimo stato di conservazione del dipinto: numerose lacune degli strati preparatori e pittorici sono state quindi stuccate a gesso e colla e ritoccate con colori ad acquerello e a vernice.
Venendo alle novità del restauro, rimuovendo la tela da rifodero applicata nel ‘900, l’osservazione ravvicinata dell’opera, supportata da una campagna d’indagini scientifiche eseguite da Giuseppe Di Girolami e Paolo Cinaglia dello Spin Off di Università di Camerino, ha dimostrato che essa era, fin dall’origine, su tela caso unico nella produzione conosciuta di Crivelli; inoltre, sulla base della scritta autentica sul retro, l’opera può essere considerata risalente al 1470, una data molto precoce (il primo dipinto noto di Crivelli nelle Marche risale al 1468 ed è il Polittico di Massa Fermana).
Dalle indagini diagnostiche è emerso il dettagliato e magistrale disegno preparatorio, cifra ricorrente dell’artista che è riscontrabile anche nella «Pietà» vaticana, esposta in mostra, del cui restauro, compiuto nel 2016 da Fabio Piacentini, si dà conto in catalogo; nella «Madonna» di Macerata il disegno fu, inoltre, tracciato in due fasi.
Interessante anche il dato dell’analisi della doratura delle aureole del dipinto maceratese che evidenzia l’influenza su Crivelli delle opere veneziane e marchigiane di Gentile da Fabriano. Il restauro ha generato l’idea di dedicare all’artista la mostra «Carlo Crivelli. Le relazioni meravigliose», curata da Francesca Coltrinari e Giuliana Pascucci e promossa da Regione Marche e Comune di Macerata, in collaborazione con l’Università degli Studi di Macerata e Fondazione Carima (7 ottobre-12 febbraio 2023, catalogo Silvana Editoriale).
L’artista è indagato attraverso l’esposizione di sette preziosi dipinti, piccole opere devozionali ma anche elementi di polittici o pale d’altare che mettono in luce sia le relazioni intessute con città e piccoli centri della regione da cui provengono, che nuove chiavi di lettura del corpus crivellesco, grazie alle novità emerse dal restauro della «Madonna» di Macerata.
Accanto a questa saranno esposti la «Pietà» dei Musei Vaticani, parte di una pala dispersa di Camerino; il «San Francesco che raccoglie il sangue di Cristo» del Museo Poldi Pezzoli; il «Cristo benedicente» del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, già parte di una pala di Fabriano; la Madonna con il Bambino dell’Accademia Carrara di Bergamo; la «Madonna che allatta il Bambino» di Corridonia, esposta dopo il recente restauro conservativo; il «San Sebastiano e devoti» del fratello Vittore, che tornerà a fine mostra a Montegiorgio, da dove proviene, dopo ben 25 anni.
Il nucleo in mostra si collega all’itinerario delle opere crivellesche nel territorio maceratese e, in catalogo, all’analisi della ricca produzione marchigiana dell’artista, compresa quella dispersa: grazie alla ricerca d’archivio è stato accertato, ad esempio, che a Force (AP) era presente un polittico risalente al 1482 a due registri con predella, smembrato dopo il 1817, la cui tavola centrale è conservata nella Pinacoteca Vaticana (e la cui cimasa è probabilmente la «Pietà» già nella collezione Caccialupi di Macerata e oggi a Boston).

«Madonna con il Bambino» di Carlo Crivelli dopo il restauro, Macerata, Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi
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