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«Untitled» (1982) di Jean-Michel Basquiat (particolare), che ha raggiunto 85 milioni di dollari da Phillips a New York

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«Untitled» (1982) di Jean-Michel Basquiat (particolare), che ha raggiunto 85 milioni di dollari da Phillips a New York

Luci e ombre del 2022: c’è un mercato stratosferico e uno fermo a 50mila dollari

Malgrado recessione, guerra e inflazione appena l’1% di calo rispetto al 2021. Salgono le opere top, gli Nft perdono il 94% ma solo le grandi collezioni danno linfa al sistema. È quanto emerge dai tre report: Ubs Art Basel, Artprice e Deloitte

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Alberto Fiz

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«Nonostante una serie di record clamorosi, complessivamente i valori delle aste sono stagnanti, con un lieve calo dell’1% rispetto al 2021». In estrema sintesi è questa la fotografia scattata dal Global Art Market Report, la più esauriente analisi sul mercato dell’arte realizzata annualmente da Ubs e Art Basel.

Il verdetto non poteva essere differente rispetto a un settore fortemente condizionato dagli andamenti dell’economia globale, con una recessione mondiale, una guerra in atto e inflazione alle stelle. Del resto non bisogna dimenticare che nel 2022 a Wall Street il Dow Jones ha perso il 9,2%, mentre l’indice tecnologico Nasdaq Composite è crollato del 33,8% e in Italia Piazza Affari ha ceduto il 12,5%.

L’arte è comunque un asset resiliente e il calo rispetto ad altri settori appare assai limitato tenendo conto che se si sommano i risultati delle vendite all’asta con le private sale il totale complessivo è stimato 30,6 miliardi di dollari con una contrazione del 2% rispetto al 2021 ma comunque superiore del 19% al 2019, l’anno prepandemia. E se si calcola il mercato nella sua globalità, il fatturato 2022 è di 67,8 miliardi di dollari con un incremento del 3%. Il dato emerso dal report elvetico è certo un indicatore che convenzionalmente viene accettato ma di certo non può essere scientifico dal momento che gran parte delle gallerie non hanno un bilancio certificato.
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Conferma comunque un trend su cui riflettono anche le altre due analisi proposte da Artprice e Deloitte. Sebbene quest’ultimo report veda il bicchiere mezzo pieno, Ernesto Lanzillo, senior partner di Deloitte Private, non manca di sottolineare «le incertezze per il futuro con risultati fortemente raffreddati nell’ultimo trimestre 2022» in base a un trend che sembra proseguire anche nei primi mesi del 2023, come dimostrano i dati piuttosto deludenti delle fiere (la milanese miart ha dato esiti inferiori alle aspettative) e la cauta prudenza delle case d’asta.

Non c’è dubbio comunque che il 2022 sia stato un anno di svolta anche sotto il profilo geopolitico riportando in auge New York dove, come sottolinea Artprice, si sono concentrati gran parte degli scambi giunti alla cifra record di 7,3 miliardi di dollari, con un incremento di 1,5 miliardi in soli dodici mesi (negli Stati Uniti si concentra il 44% del mercato mondiale). In compenso la politica zero Covid ha penalizzato fortemente la Cina che ha subito una contrazione del 34% con scambi scesi a 3,9 miliardi di dollari, il peggior risultato degli ultimi dieci anni.

Nonostante la Brexit, Londra resiste e rimane la terza piazza mondiale, con un giro d’affari globale di 2,1 miliardi di dollari (+8% in un anno), mentre Parigi subisce una lieve flessione totalizzando 991 milioni di dollari rimanendo al di sotto delle previsioni rispetto a uno scenario animato nel 2022 dall’arrivo di nuovi colossi del mercato privato quali Hauser & Wirth o David Zwirner e la prima edizione di Art Basel con Paris+ che ha estromesso Fiac. La Francia, quarta piazza mondiale, ha però un giro d’affari dell’80% superiore all’Italia che si attesta a soli 190 milioni di dollari coprendo appena lo 0,8% del mercato mondiale.
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Il vessillo nazionale è Giorgio Morandi che il 23 novembre 2022 ha raggiunto 3,4 milioni di dollari con la «Natura morta» del 1959 proposta da Sotheby’s a Milano. Ma l’artista di gran lunga più richiesto a livello internazionale è Alighiero Boetti con vendite complessive per 33,7 milioni di dollari e la Mappa di sei metri aggiudicata per 8,8 milioni di dollari il 16 novembre 2022 da Sotheby’s a New York. La parcellizzazione è un dato che emerge in maniera incontrovertibile dai report anche se spesso non viene sottolineato a sufficienza. Se l’1% dei lotti venduti al di sopra di 1 milione di dollari occupa il 60% del mercato e la crescita maggiore si è avuta su opere che hanno superato i 10 milioni, sul fronte opposto prevale il pauperismo.

Ben il 56% della produzione viene venduta a meno di mille dollari e addirittura il 92% non supera i 50mila dollari. Ciò significa che buona parte degli acquirenti sono lasciati soli da un sistema di comunicazione che si occupa quasi esclusivamente dell’1% che fa notizia. Sarebbe quantomai opportuno occuparsi di quella maggioranza silenziosa che frequenta gallerie, case d’asta e fiere dando un contributo significativo al mercato. Tra i settori, prevalgono quelli tradizionali e nel 2022 si è assistito al crollo vertiginoso degli Nft accompagnato dal colpevole silenzio dell’informazione che ne aveva esaltato acriticamente l’ascesa.

Come sottolinea Artprice, il fatturato dei Non fungible token che nel 2021 aveva raggiunto i 2,9 miliardi di dollari, è sceso del 94% con scambi ridotti dell’82%. Deloitte crea una correlazione con la crisi delle criptovalute ma coglie solo una parte della verità rispetto a un fenomeno che di per sé non ha alcuna valenza artistica e che può essere applicato a qualunque prodotto. Gli Nft sono un mezzo e non un fine e questo fraintendimento ha illuso molti compratori convinti di trovarsi di fronte alla nuova frontiera dell’universo digitale finalmente disponibile con una serie di garanzie che in breve tempo si sono rivelate vere e proprie mistificazioni.

Sul mercato il medium più ricercato è la pittura che detiene il 70,9% degli scambi mondiali diventando dopo la pandemia un punto di riferimento per l’ultra contemporaneo. La scultura invece occupa solo il 9% e la fotografia, nonostante il record di Man Ray (il 14 maggio 2022 da Christie’s a New York «Le Violon d’Ingres» ha cambiato proprietario per 12,4 milioni di dollari), ha perso nel mercato parte del suo appeal.
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In compenso una tecnica non certo alla moda come il disegno coinvolge il 14% degli scambi. Ma il 2022 è stato un anno anomalo dove le grandi collezioni hanno avuto un peso determinante tanto da occultare le carenze complessive del sistema. Chi più di altri ne ha tratto giovamento è stata Christie’s che ha ottenuto la cifra record di 5,4 miliardi di dollari. Il 41% tuttavia è merito delle tre collezioni di Anne Bass, Thomas e Doris Ammann e Paul Allen che complessivamente hanno fatturato 2,4 miliardi di dollari.

A fare la parte del leone è stato il nucleo di opere di Allen con 1,6 miliardi di dollari, la cifra più alta mai raggiunta da una raccolta privata. Record a pioggia per una serie di capolavori che mai avrebbero raggiunto simili quotazioni se non fossero appartenuti a colui che, insieme a Bill Gates, ha fondato Microsoft. Decisamente fuori quota l’aggiudicazione di Georges Seurat con i 149 milioni di dollari di «Les Poseuses», la versione ridotta del dipinto custodito dalla Barnes Foundation (in precedenza l’artista francese non era mai andato oltre i 35 milioni di dollari) e appare ugualmente sopravvalutato «La Montagne Saint-Victoire», tra i soggetti più emblematici di Paul Cézanne che ha fatto fermare il martello del banditore a 138 milioni di dollari. Era stato proprio Allen ad acquistare nel 2001 da Phillips a New York la composizione proveniente dalla collezione Berggruen pagandola 38,5 milioni di dollari (la crescita è stata del 258%, quasi il 13% annuo).

Ma il record del 2022 lo ha stabilito «Shot sage blue Marilyn», il dipinto di Andy Warhol che rappresenta la sua icona più celebre. Passato di mercante in mercante, il 9 maggio da Christie’s a New York è stato Larry Gagosian ad assicurarselo per 195 milioni di dollari, la cifra più alta per un’opera d’arte dopo il «Salvator Mundi» di Leonardo pagata nel 2017 da Christie’s a New York 450 milioni di dollari, ma poi sparita dalla circolazione. La Marilyn di Warhol proveniva dalla collezione di Thomas Ammann, tra i maggiori galleristi svizzeri, che da questa vendita ha realizzato quasi la metà della cifra complessiva pari a 414 milioni di dollari.
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Tra i top lot del 2022 c’è anche Jean-Michel Basquiat con «Untitled» liberamente ispirato a «Guernica» di Pablo Picasso con un demone al centro che nasconde l’autoritratto dell’artista. Il dipinto era stato acquistato , per 57 milioni di dollari da Christie’s a New York nel 2016 da Yūsaku Maezawa, super tycoon giapponese (fondatore del sito di abbigliamento online Zozotown di cui nel 2019 ha venduto la maggioranza spuntando una cifra di 3,7 miliardi di dollari). L’anno dopo, sempre Maezawa, aveva portato Basquiat al record con un teschio aggiudicato da Sotheby’s a New York per 110 milioni di dollari. Da Phillips invece è passato all’incasso e, malgrado l’opportunità di pagare anche in criptovalute, l’opera demoniaca si è fermata a 85 milioni di dollari. Il diavolo questa volta ci ha messo i coperchi evitando per Basquiat un clamoroso flop, come in molti temevano.

Di fronte allo strapotere dell’arte impressionista, moderna e contemporanea, l’antico è costretto a rimanere nelle retrovie. La prima ad alzare la testa è stata la «Madonna del Magnificat» di Sandro Botticelli proveniente dalla collezione Paul Allen che con un’aggiudicazione di 48,4 milioni di dollari il 9 novembre da Christie’s a New York si è piazzata alla ventisettesima posizione della classifica 2022. Ma forse nel mercato globalizzato è proprio dagli Old Master che è possibile attendersi qualche sorpresa.

«Madonna del Magnificat» di Sandro Botticelli appartenente alla collezione di Paul Allen, venduta da Christie’s lo scorso novembre a 48,4 milioni di dollari

«Le Violon d’Ingres» di Man Ray, venduto per 12,4 milioni di dollari da Christie’s New York il 14 maggio 2022

La «Mappa» lunga sei metri di Alighiero Boetti, aggiudicata per 8,8 milioni di dollari il 16 novembre da Sotheby’s New York

«Shot sage blue Marilyn» di Andy Warhol aggiudicato a Larry Gagosian per 195 milioni di dollari

Alberto Fiz, 08 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

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