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Anna Orlando
Leggi i suoi articoliAlla metà degli anni Venti la manifattura Lenci di Torino, fondata dai coniugi Enrico ed Elena Scavini nel 1919, ha notorietà internazionale nel campo dei giocattoli. Le loro bambole stavano però pian piano spostandosi dalle stanze dei bimbi ai salotti, trasformandosi da balocco a soprammobile.
È forse questa naturale evoluzione nella percezione dei loro oggetti, così belli, che suggerì di dedicarsi alla produzione di pezzi che nascevano per l’arredo delle dimore borghesi, a partire dalla metà del terzo decennio, con il coinvolgimento di nuovi artisti per esemplari a tiratura molto limitata.
Un libro di Daniele Sanguineti edito da Sagep racconta di questi esordi e ripercorre puntualmente il momento di massimo successo della manifattura, dal 1928 al ’38, attraverso l’analisi dei manufatti (oggetti di uno specifico ambito collezionistico) e del materiale relativo ai cataloghi merceologici e alle esposizioni storiche.
Ma anche delle pagine del diario della Scavini, in alcuni passaggi chiarificatrici delle linee guida dello «stile Lenci», noto per il suo rigore formale misto a un tocco di humor: «Ci voleva la trovata spiritosa, l’oggetto che potesse entrare in tutte le case, che desse immediatamente gioia a vederlo», scrive la donna. Pittori e scultori, tanti i nomi più o meno noti, erano dunque più che mai al servizio di una ben definita tendenza di gusto.
Ceramiche Lenci 1928-1938. Esposizioni storiche, cataloghi e réclame, di Daniele Sanguineti, 304 pp., ill., Sagep, Genova 2014, € 40,00
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