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Vaso azzurro con il volto di Tlaloc, il dio della Pioggia

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Vaso azzurro con il volto di Tlaloc, il dio della Pioggia

Lo splendore del Templo Mayor al Musée du Quai Branly

Quasi 500 reperti, per la maggior parte da musei messicani, contribuiscono a ricostruire il più importante centro cerimoniale della capitale degli Aztechi Tenochtitlan

Antonio Aimi

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Il 3 aprile si apre al Musée du quai Branly Jacques Chirac (Mqbjc) la mostra «Mexica: doni e dèi al Templo Mayor», nuova tappa della collaborazione tra il museo parigino e l’Instituto Nacional de Antropología e Historia (Inah) messicano, che già in passato ha portato a esposizioni importanti, come quella sugli Olmechi.

La mostra, che resterà aperta fino all’8 settembre, anche perché rappresenta il contributo messicano agli eventi culturali che faranno da cornice alle Olimpiadi 2024, è il risultato del lavoro di quattro curatori: Leonardo López Luján, direttore del progetto del Templo Mayor, Fabienne de Pierrebourg e Steve Bourget, responsabili delle collezioni americane del Mqbjc, e Aline Hémond, docente di Antropologia a Nanterre. Nel complesso si presentano 490 reperti (sculture, maschere, terrecotte, oggetti rituali ecc), di cui 424 provengono da musei messicani e 66 dal Mqbjc.

La rassegna si concentra sui reperti ritrovati negli scavi del Tempo Mayor, il «sancta sanctorum» di Tenochtitlan, la capitale azteca (o mexica: i due termini, pur non essendo sinonimi, in gran parte si sovrappongono), sulla quale si è poi sviluppata l’attuale Città del Messico. La focalizzazione su questo sito consente di raccontare la storia affascinante delle ricerche archeologiche lì condotte negli ultimi 46 anni.

Tutto ebbe inizio il 21 febbraio 1978, quando alcuni operai di una compagnia elettrica, scavando per collocare dei cavi, scoprirono una grande pietra circolare con il bassorilievo di Coyolxauhqui (la dea che rappresentava la Luna). Il presidente, che sapeva che in quella zona si trovava il più importante centro cerimoniale di Tenochtitlan, fece una scelta che in Italia sarebbe stata impensabile e che dimostra quanto il Paese latinoamericano stia attento al patrimonio archeologico e alle sue radici: decise di far continuare gli scavi per portare alla luce il sito del Templo Mayor. A seguito di questa decisione, fu cancellato mezzo isolato della città coloniale, collocato a due passi dal palazzo presidenziale e dalla piazza principale (i proprietari delle case furono lautamente indennizzati).

La prima fase di queste ricerche si concluse nove anni dopo con l’apertura al pubblico della zona archeologica e del museo omonimo, un’imponente costruzione che in una splendida sintesi tra archeologia e arte presentava i reperti fino ad allora portati alla luce. Molti di questi oggetti non hanno eguali nemmeno in Messico, proprio per l’importanza e l’unicità che il Templo Mayor aveva nel quadro della cultura azteca. Nella mostra di Parigi è possibile ammirare alcuni di questi capolavori unici al mondo.

I curatori, però, hanno avuto l’ottima idea di non limitarsi a quelli del sito, ma di affiancarli ad altri reperti di musei messicani e a quelli del Mqbjc. Il risultato è eccezionale. Non potendo indicare tutte le opere più importanti, mi limito a ricordare, tra le più sorprendenti, un vaso, non a caso colorato prevalentemente di azzurro, che mostra il volto di Tlaloc, il dio della Pioggia, una statua monumentale di Mictlantecuhtli, il dio della Morte, e una grande scultura a forma di aquila accucciata con una cavità superiore in cui erano gettati i cuori dei sacrificati.

Su questo tema Leonardo López Luján, il curatore indicato dal Messico, ha dichiarato: «Noi archeologi non possiamo negare che i Mexica facevano sacrifici umani, ma dobbiamo ricordare che era una pratica presente in tante altre società della Mesoamerica e di altre zone del mondo. In ogni caso, è importante sottolineare il fatto che essi erano molto di più di questa pratica rituale». Nella mostra questo tratto culturale non viene cancellato, ma è collocato nel contesto della loro cultura e, in particolare, del rapporto che essi avevano con le divinità.

Vaso azzurro con il volto di Tlaloc, il dio della Pioggia

L’area del Templo Mayor. Foto: Antonio Aimi

Antonio Aimi, 02 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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Lo splendore del Templo Mayor al Musée du Quai Branly | Antonio Aimi

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