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L’istinto da formica dei padri benedettini

Al Museo civico del Castello Ursino è in corso fino al 10 ottobre una mostra intimamente connessa con la sede ospitante e dal solido profilo culturale. Il titolo, «L’istinto della formica. Arte moderna delle collezioni benedettine dai depositi del castello», che rende efficacemente l’eterogeneità tipologica e qualitativa di opere e oggetti collezionati secondo «l’istinto della formica che raccoglie e accumula indiscriminatamente e con la stessa passione il chicco di grano e l’inutile pezzo di legno», trae spunto da queste parole che Dominique Vivant-Denon, futuro direttore del Louvre, riservò al museo dei padri benedettini nel monastero di San Nicolò l’Arena, dopo la sua visita nel 1779.


Curata da Barbara Mancuso (Università di Catania), la mostra presenta per la prima volta la collezione dei monaci, formata dal 1740 fino all’800, diventata comunale nel 1868 con la soppressione delle corporazioni religiose, infine trasferita nel 1934 al Castello Ursino. L’identificazione di dipinti citati nelle fonti documentarie e letterarie, prima d’incerta attribuzione, ha consentito di ricondurli, tra gli altri, a Jusepe de Ribera, Mario Minniti, El Greco e Massimo Stanzione.


Tra i manufatti, tipici di una Wunderkammer settecentesca, spiccano piccoli stipi, terrecotte orientali, antiche calzature, oggetti in avorio e in alabastro, ceramiche calatine, bronzetti moderni e oggetti frutto di particolare abilità, come la canna incisa del 1612 realizzata a Palazzolo Acreide (Sr).

Silvia Mazza, 11 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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L’istinto da formica dei padri benedettini | Silvia Mazza

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