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Le Corbusier (Charles-Edouard Jeanneret-Gris) e Carlo Ludovico Ragghianti

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Le Corbusier (Charles-Edouard Jeanneret-Gris) e Carlo Ludovico Ragghianti

Le Corbusier a Firenze e a Lucca

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Laura Lombardi

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Lucca e Firenze. Due città toscane, Firenze e Lucca, dedicano iniziative a Le Corbusier a cinquant’anni dalla morte. Alla Fondazione Ragghianti di Lucca il 27 novembre si tiene la giornata di studi (in cui intervengono, oltre ai curatori, Lisa Carotti, Michele Dantini, Marco Dezzi Bardeschi, Maria Teresa Filieri, Bénédicte Gandini, Maria Adriana Giusti, Giuliano Gresleri, Valentina La Salvia, Carlo Olmo, Marie Rebecchi, Stanislaus Von Moos), è articolata su diversi temi, e indaga la posizione dell’architettura nella complessa filosofia della visione elaborata dallo storico dell’arte lucchese riguardo alla lettura dello spazio e dell’immagine, approfondendo poi la relazione fra la cultura architettonica italiana e Le Corbusier dagli anni Sessanta a oggi. Temi che si legano intimamente all’oggetto della mostra ovvero la storica esposizione che si tenne a Palazzo Strozzi dedicata all’opera plastica di Le Corbusier, voluta e progettata da Carlo Ludovico Ragghianti fin dagli anni Cinquanta, per mettere in luce quanto Le Corbusier avesse influenzato, dal punto di vista sia dottrinale sia formale, l’architettura e l’urbanistica italiana del dopoguerra, con esiti di relazione, dialogo o contrapposizione.
Si ripercorre dunque, seppure parzialmente, a cinquant’anni dalla morte del maestro svizzero, le vicende di quella mostra, che vide il diretto coinvolgimento della facoltà di architettura di Firenze, attraverso l’allestimento curato da Leonardo Savioli, Danilo Santi e Rino Vernuccio, e che fu giudicata d'«influence essentielle pour le developpement de nostre culture architecturale». Si va dunque dalla genesi all’allestimento della sezione delle opere architettoniche, dalla corrispondenza tra Le Corbusier e Ragghianti, agli schizzi allestitivi, alla composizione del catalogo, in cui Ragghianti svolse una delle letture più acute dell’opera lecorbuseriana (come pure negli articoli apparsi in due riviste molto attente al tema dell’architettura nell’Italia postbellica: «Critica d’Arte» e «Selearte», quest’ultima direttamente collegata ad Adriano Olivetti), per poi giungere alla ricostruzione del percorso espositivo a Palazzo Strozzi. 
Ma l’attualità del pensiero di Le Corbusier, l’eredità delle sue idee rivoluzionarie, maturate nei primi decenni del Novecento per cambiare il modo di abitare la propria casa, e la sua influenza su architetti toscani quali Savioli e Ricci, sono celebrate anche nelle giornate di studio e proiezioni video di Christian Chironi alle Murate il 10 e l’11 dicembre, a cura di Valentina Gensini e Patrizia Mello in collaborazione con l’Institut français di Firenze e la Fondation Le Corbusier: «Cinquant’anni dalla morte di Le Corbusier
. A un passo da Le Corbusier. Strategie abitative nel XXI secolo» in cui interverranno Andrea Volpe, Ezio Godoli, Maria Grazia Eccheli, Corinne Vasic, Susanna Caccia. Il progetto di Chironi, sponsorizzato con una borsa di studio dalla Fondation Le Corbusier, «My house is a Le Corbusier», parte dalla decisione di «abitare» direttamente le case realizzate dall’architetto svizzero (il Padiglione dell’Esprit Nouveau del 1925 ricostruito a Bologna nel 1977 e il settimo piano dell’Immeuble Molitor dove Le Corbusier abitò dal 1933 al 1965), esperienza da cui scaturiscono molteplici riflessioni, in cui la notevole cura si coniuga a sensibilità e acutezza creativa.

Le Corbusier

Le Corbusier (Charles-Edouard Jeanneret-Gris) e Carlo Ludovico Ragghianti

Laura Lombardi, 25 novembre 2015 | © Riproduzione riservata

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Le Corbusier a Firenze e a Lucca | Laura Lombardi

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