Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Michela Moro
Leggi i suoi articoliChristie’s, casa d’aste londinese fondata nel 1776 da James Christie, inaugura il suo primo ufficio estero a Roma nel 1958, cui segue Firenze e dieci anni dopo, nel 1969, arriva a Milano, con Roma centro nevralgico per le aste di Arte Moderna e Contemporanea. Dal 1998 Christie’s fa parte del Groupe Artémis di François Pinault. La parola a Mariolina Bassetti, Chairman di Christie’s Italia.
Com’è trascorso l’anno?
Per l’arte il 2020 è stato più clemente che per altri settori. Compatibilmente con la pausa forzata dei primi tre mesi in cui non abbiamo potuto organizzare alcuna vendita, le aste hanno rappresentato una nota positiva registrando una media percentuale di venduto (per quelle più importanti) sopra il 90%. Le vendite private gestite da Christie’s hanno inoltre raggiunto un totale complessivo di 1 miliardo e cinquecento milioni di dollari, cifra record in questo settore.
Quali cambiamenti avete registrato?
Il cambiamento maggiore è stato la mancanza di «fisicità». Limitazioni nelle esposizioni, aste live trasformate in online, assenza di eventi. In questo contesto Christie’s ha saputo reagire con grande prontezza, dimostrando flessibilità e adattabilità. Non solo abbiamo implementato le aste online, ma abbiamo anche creato una nuova formula, ONE: un formato d’asta innovativo che prevede il collegamento di più sale d’asta simultaneamente (il 10 luglio 2020 le sale e i banditori di Hong Kong, Parigi, Londra e New York) consentendo a specialisti e clienti di tutto il mondo di partecipare in sala (ove possibile), al telefono o direttamente online. I clienti hanno risposto con grande curiosità e partecipazione: 200mila persone si sono collegate per seguire questo evento senza precedenti.
Quali sono le problematiche del settore in Italia?
L’Italia presenta una problematica più sensibile rispetto ad altri Paesi. Per apprezzare realmente le opere del ’900 italiano è necessario vederle di persona: mentre le opere contemporanee si adattano meglio alle modalità di promozione digitale, quelle più «classiche» hanno bisogno di un’esposizione tradizionale per essere esaminate e acquistate. La nostra reazione alle limitazioni imposte dal Covid è stata efficace, abbiamo creato nuovi sistemi di promozione e cataloghi digitali con tecniche molto sofisticate di approfondimento e visualizzazione delle immagini. Anche le aste sono cambiate, abbiamo dovuto adattarci molto rapidamente. Ad esempio, l’asta Thinking Italian Milan del 4-5 novembre scorso si è svolta in modalità live, ma a porte chiuse, con la partecipazione dei nostri clienti esclusivamente al telefono o online.
A chi è in mano il mercato oggi?
Credo che oggi le case d’asta, con i loro sofisticati sistemi digitali, abbiano maggiori possibilità di restare in contatto con il mondo intero, generando una visibilità che contribuisce alla loro posizione di leader del mercato.
Che cosa prevede per il mercato del 2021?
Pensiamo che il mercato seguirà le orme del 2020 con alte percentuali di venduto, un numero minore di aste e una qualità crescente delle opere offerte. Come già accaduto nel 2020, alcune realtà, compresi alcuni musei stranieri, si troveranno nella posizione di dover vendere. È quindi prevedibile che collezioni importanti arrivino sul mercato.
In quale settore concentrerete le vostre energie e su che cosa suggerite di investire?
Credo che il settore moderno e contemporaneo sia e sarà nei prossimi anni al centro dei nostri investimenti. A partire dallo scorso luglio abbiamo lanciato le nostre aste online anche in Italia e dal 20 gennaio al 3 febbraio due nuove iniziative sono disponibili sul nostro sito: Mapping Modern and Contemporary Art, un’asta dedicata agli artisti italiani e stranieri che hanno operato nel nostro Paese, e Jewels & Watches Online: La Dolce Vita, dedicata ai preziosi.
Sono cambiate le figure, le motivazioni e le tendenze dei collezionisti e che impatto hanno avuto le tecnologie sul modo di collezionare?
Viviamo in un nuovo mondo, tutto e tutti siamo cambiati. Il collezionista è più attento, ma si sta abituando rapidissimamente ai nuovi sistemi informatici e utilizza nuove forme di ricerca e nuove modalità per studiare le opere. Il mondo digitale offre grandi possibilità di acculturarsi e approfondire argomenti e può essere visitato a proprio piacimento, a qualsiasi ora. Inoltre in questo momento in alcuni ambienti c’è una grande disponibilità di liquidità e molti attenti e nuovi collezionisti sono alla ricerca di investimenti alternativi.
C’è stato maggior interesse dei compratori esteri ad acquistare in Italia? Le case d’asta italiane sono state svantaggiate rispetto alle straniere?
C’è sempre molto interesse da parte dei collezionisti stranieri a comprare nelle aste italiane, dove spesso vengono esitati dei piccoli gioielli della storia dell’arte del nostro Paese. Oggi la scarsa mobilità non solo dei compratori, ma anche dei nostri colleghi che normalmente avrebbero viaggiato da un Paese all’altro per rappresentare i loro clienti stranieri, ha limitato la loro partecipazione. Nell’ultima asta italiana i compratori stranieri erano il 34%. Ciononostante il totale complessivo raggiunto da opere d’arte italiana vendute all’asta nel 2020 in tutto il mondo è stato di circa 30 milioni di dollari. Una cifra considerevole.
Le tecnologie applicate alle aste quest’anno hanno sicuramente incentivato la trasparenza dei risultati, molto importante per le nuove leve di collezionisti internazionali. Quanto conta la trasparenza dei risultati pubblicati in relazione alla fiducia degli acquirenti esteri? Il mercato italiano ha ancora zone di opacità?
La trasparenza dei risultati è sempre stata una delle componenti che più attira i collezionisti di tutto il mondo. In particolare le aste online sono state fondamentali nell’attrarre i compratori più giovani. Il 32% dei nuovi clienti che abbiamo acquisito tramite le aste online only sono Millennial, ossia di una fascia d’età compresa tra i 23 e i 38 anni, attratti non solo dalla trasparenza, ma soprattutto dalla facilità e agilità di partecipazione. La trasparenza dei risultati è la qualità che dà maggior fiducia ai collezionisti nel mondo delle aste. Il meccanismo è tale da permettere di capire subito quanto, nella transazione, spetta al venditore e quanto è il premio che invece percepisce la compagnia per la mediazione. Ciò rassicura sia il compratore che il venditore e il mercato conosce esattamente il valore dell’opera in un dato momento storico. È anche il motivo per cui i fondi di investimento nati negli ultimi decenni si basano sui risultati d’asta per i loro acquisti. Il mercato italiano delle aste non presenta alcuna opacità, segue gli stessi meccanismi del mercato internazionale e anche a questo dobbiamo il successo dell’Arte Moderna italiana nell’ultimo ventennio.

Mariolina Bassetti
Altri articoli dell'autore
Nella nuova sede (milanese) del museo d’impresa del Gruppo Unipol, si rafforza l’asset culturale della collezione corporate fondata a Bologna e si inaugura la prima mostra meneghina con opere di Beverly Pepper, Quayola, Larry Rivers, Stefano Ronci e fuse*
Elena Pontiggia ripercorre nel Centro Culturale di Milano l’attività dell’artista romagnolo che sperimentò tra il Futurismo, il Novecento Italiano e il Realismo magico
Nei padiglioni della Fiera di Rho oltre duemila espositori provenienti da 37 Paesi allestiranno il proprio stand. In città, l’inaugurazione della Design Week ha come protagonista Robert Wilson
Un caleidoscopio di eventi e discipline mappato da «Interni», rivista che dal 1998 ha sistematizzato e raccolto tutti gli appuntamenti diffusi in città durante la Design Week