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Claudio Strinati

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Claudio Strinati

L’arte attesta la voglia di vivere

Tre domande a Claudio Strinati sul futuro del sistema culturale

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Redazione GDA

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Storico dell’arte dalle notevoli doti divulgative e dai vasti interessi scientifici, soprintendente dal 1991 al 2009 a Roma dove è nato nel 1948, Claudio Strinati conosce a fondo le vicende artistiche soprattutto dal Rinascimento (a cominciare da Raffaello) al Seicento.

Il primo Cinquecento per l’Italia fu un periodo di grave crisi politica, culminato nel Sacco di Roma del 1527. Esiste una qualche affinità con l’attuale crisi causata dalla pandemia? Come reagirono allora gli artisti?
In questi termini il discorso non mi suona giusto. Di fronte a quel cataclisma, che fu militare, gli artisti scapparono tutti da Roma, non ci fu una loro reazione. D’altronde nei momenti di crisi politica o sanitaria l’arte non serve a nulla.

Ma le crisi stimolano gli artisti, non crede?
Lo disse Einstein, il concetto stesso di crisi di qualsivoglia tipo è uno dei più grandi motori della creatività umana. Di fronte alle difficoltà dell’esistenza gli spiriti più capaci elaborano soluzioni: ciò vuol dire creare arte e scienza, dimensioni creative equivalenti perché la scienza avanza sulla ricerca della realtà, l’arte sulla realtà della mente, delle idee. Le crisi hanno sempre provocato un risveglio e la volontà di vivere e se esiste una forma creativa che attesta la voglia di vivere, è l’arte: creare bellezza è il contrario della bruttezza della malattia. Nella storia dell’arte peraltro si sono verificati spesso fenomeni legati al superamento di flagelli sanitari. Cito un esempio: Ileana Tozzi di Rieti pubblicherà a breve una bella monografia con materiale inedito sulla famiglia dei fratelli veronesi Lorenzo e Bartolomeo Torresani che nel Cinquecento lavorò soprattutto nell’Alto Lazio. Mi ha chiesto la prefazione e mi sono domandato come mai non ci fosse nessuna opera dei Torresani nella loro patria e, a partire dal 1521, moltissime a Rieti e nella Sabina. Studiando le fonti storiche ci siamo accorti che nel 1518-19 una pestilenza, non si sa di quale natura, sconvolse la zona di Verona e provocò molti morti. Ecco cosa accadde: quei pittori scapparono e si rifugiarono in una zona salubre, l’Appennino centrale.

Il mondo dell’arte e della cultura come può uscire dall’attuale crisi?
Difficile dirlo, essendo un mondo che non produce beni come il commercio e l’industria che magari, riprendendo a lavorare, qualcosa risolvono, pur con danni enormi. Anche il settore turistico è cancellato e ha bisogno di sostegni. Così come sono spariti i proventi delle mostre. Come in tutte le attività, occorre un intervento forte dello Stato. Anzi la cultura è un po’ più debole di altri settori e per le istituzioni museali un sostegno è certo indispensabile.

Redazione GDA, 12 giugno 2020 | © Riproduzione riservata

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