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Redazione GdA
Leggi i suoi articoliNesxt farà concorrenza a The Others
«In un certo senso sono tutti “figli miei”», osserva Roberto Casiraghi, manager specializzato nella creazione di eventi fieristici, guardando al panorama torinese: «Artissima l’ho inventata io nel 1994, mentre le organizzatrici di Flashback e di Nesxt hanno lavorato con me in diverse occasioni». Ma se la raffinata Flashback, ideata da Stefania Poddighe e Ginevra Pucci, è ormai un punto di riferimento del calendario fieristico all’insegna del mix tra arte antica e moderna (la quarta edizione si svolgerà dal 3 al 6 novembre al PalaIsozaki), è invece all’esordio, dal 27 ottobre al 6 novembre, Nesxt («Net» come rete, «Nest» come nido e «Next» in quanto i progetti continueranno, con scambi e collaborazioni, nell’anno seguente alla manifestazione), «creatura» di Olga Gambari.
La critica e giornalista torinese, sino allo scorso anno era braccio destro di Casiraghi nella curatela di «The Others», la mostra-mercato d’arte giovane, che include gallerie nate dopo il 2009 e gli spazi indipendenti, i centri non-profit, le associazioni e i collettivi di artisti e che sino alla scorsa edizione ha avuto sede alle ex Carceri Nuove. Le caratteristiche della nuova rassegna presentano molte analogie con «The Others», di cui però la neonata rassegna, assicura Olga Gambari, non sarà un clone. «Non lo sarà per diverse ragioni. Anzitutto Nesxt ha obiettivi e strategie diversi rispetto alle tradizionali fiere commerciali. Non è una fiera ma un festival aperto alla produzione artistica indipendente, con esclusione quindi delle gallerie». Si tratta, ancora una volta, di spazi non profit, collettivi e «artist run spaces», «una geografia poco mappata e poco conosciuta, spiega la curatrice». Il censimento di questa costellazione è uno degli obiettivi del progetto, così come la valorizzazione di un settore assai diffuso che però, «per coerenza identitaria, ma anche per ragioni economiche, non appare nelle fiere tradizionali. Si tratta di spazi e gruppi, tuttavia, capaci di attivare dinamiche economiche e lavorative innovative, secondo modelli che possono essere estesi anche ad altri ambiti».
Saranno coinvolti, in una sorta di festival diffuso nelle rispettive sedi, sia le numerose realtà torinesi attive in questo ambito (dal 27 ottobre al 6 novembre) sia altri spazi indipendenti italiani, una ventina, che si daranno appuntamento dal 4 al 6 novembre sui 500 mq dell’open space Q35 (via Quittengo 35, ingresso libero) nella periferia ex industriale. I partecipanti sono stati selezionati sulla base dei progetti presentati da un comitato scientifico coordinato dalla stessa Gambari e composto da Lorenzo Balbi, Pietro Gaglianò, Andrea Lacarpia, Giangavino Pazzola, Roberta Pagani e Marco Scotini. Il festival, continua la curatrice, «non ha obiettivi di vendita, anche se ovviamente sarò felice se i partecipanti riusciranno ad attrarre l’interesse dei collezionisti»,
L’ambizione, dopo questa prima uscita («un esperimento, un progetto la cui natura e la cui identità sono in corso di definizione») è un’estensione internazionale. Ma c’era davvero bisogno di un nuovo evento nell’affollato calendario autunnale dell’arte a Torino? «Penso di sì, risponde la Gambari. Anzitutto un festival di questo tipo, che peraltro non sarà limitato alle date di apertura ma avrà respiro annuale, in Italia non esiste. E poi mi pare che Torino sia sottoposta a una moria di energie, con la chiusura di numerose gallerie. C’è stato un errore di strategia e poi la città mi pare come esclusa da Artissima. Infine non dimentichiamo che i collezionisti cercano il nuovo, vogliono essere stupiti». Organizzato dall’Associazione ArteSera, fondata nel 2016, presieduta da Annalisa Russo e coordinata dalla stessa Gambari, il festival si avvale del patrocinio della Città di Torino, del circuito Gai (Giovani artisti italiani) e del finanziamento di 35mila euro concesso dalla Fondazione Crt per l’Arte.
Che ne sarà di The Others? «La fiera è ovviamente confermata, dichiara Roberto Casiraghi, dal 3 al 6 novembre. Tra le novità il cambiamento di sede: gli stand allestiti nelle ex Carceri stavano creando problemi nell’afflusso dei numerosi visitatori e questa è una delle ragioni per cui ci sposteremo in un altro spazio. Per ora non posso ancora rivelare quale, ma sarà ancora una volta una sede storica e inusuale».
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