Una fotografia del progetto «Paubrasilia» di José Diniz

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Una fotografia del progetto «Paubrasilia» di José Diniz

L’albero che diede il nome al Brasile

Un progetto fotografico, in mostra alla Fondation Manuel Rivera-Ortiz, ripercorre la storia del «pau brasil», oggi in via di estinzione.

Il progetto «Paubrasilia» del fotografo brasiliano José Diniz fa parte della collettiva «Grow Up» allestita presso la Fondation Manuel Rivera-Ortiz ad Arles fino al 24 settembre. La mostra, curata da Florent Basiletti e Ioana Mello, evidenzia la storia del «pau brasil» (pianta che ha dato il nome al Brasile) come simbolo di abbondanza e scarsità. Sfruttato per quasi 200 anni dai colonizzatori europei, soprattutto per le sue proprietà tintorie rossastre e per la fabbricazione di archi, è oggi a rischio di estinzione: è rimasto solo il 5-7% del suo ambiente originario.

«Questo progetto mette insieme diversi campi come la botanica, l’ecologia, la storia, la filosofia, la musica, la letteratura e la fotografia, scrive la curatrice, «permettendoci di gettare uno sguardo verso il nostro passato, ma allo stesso tempo evidenziando alcune delle questioni contemporanee più delicate, come lo sviluppo sostenibile, le visioni cosmologiche dei popoli indigeni, l’antropocentrismo e il decolonialismo».

Abbiamo intervistato l’artista per saperne di più.

Può dirmi come è nato il progetto «Paubrasilia»?
Il progetto «Paubrasilia» è il risultato di altri progetti in fase di sviluppo sugli ecosistemi brasiliani come l’Amazzonia, il Cerrado e la Foresta Atlantica, l’ambiente in cui cresce il Pau-brasil, l’albero al centro del progetto. Detto anche pernambuco, o albero del Brasile (Paubrasilia echinata), per oltre quattro secoli è stato abbattuto ed esportato in Europa. Il suo legno e la sua resina erano alquanto pregiate e ricercate, in quanto da quest’ultima si ricavava la brasilina, una tintura dal colore rossastro, utilizzata nel processo di colorazione degli abiti della nobiltà europea, essendo la sua tipica colorazione rossa un simbolo di potere. Di conseguenza, a causa della deforestazione predatoria prolungata nel tempo, il bioma della Foresta Atlantica si è ridotto ad una minima parte della sua estensione originale, e il pau-brasil è stato di fatto estinto dal suo ambiente originario. Il mio progetto è una riflessione critica condotta attraverso una prospettiva storica sugli eventi che hanno coinvolto il pau-brasil negli ultimi secoli e che, in un certo senso, si riflettono nell’attuale situazione economica, politica, sociale e ambientale del Brasile.
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Le immagini del progetto mescolano natura e forme geometriche, sfumando in sfumature e suggestioni astratte. Come ha sviluppato questo approccio visivo? Qual è il suo processo creativo?
La mia ricerca è confluita nella realizzazione di libri, saggi fotografici, collage, stampe ed esperimenti che hanno toccato argomenti diversi: dalla storia alla cartografia, dalla botanica all'ambiente, dallo studio dei colori alla tintura di tessuti e carte. Ho iniziato dalle tinture del XVI secolo, le quali sono assolutamente sorprendenti, partendo dalle formule originali e variando l’acidità in base alle caratteristiche del legno, ai vasi in cui viene fatta l’infusione, o agli elementi chimici più acidi o alcalini. Così si creano diverse sfumature di rosso, come il porpora, il carminio e l’arancione. Le forme geometriche presenti nelle mie immagini derivano da una forte influenza di mio padre, un artista modernista, insegnante di disegno e geometria. Inoltre, sono elementi di tensione tra passato e presente, in quanto alcune delle opere sono ispirate alla grafica e al simbolismo indigeno. In generale, il mio processo di lavoro è un ciclo di apprendimento che si articola in diverse fasi, dalla ricerca alla sperimentazione, fino alla produzione del libro d'artista, che per me è uno strumento cruciale nel processo creativo.

Come fotografo, ha mai pensato all’impronta ecologica della sua attività? Se sì, cosa fa per limitarla?
Rifletto molto sulla questione in merito alla realizzazione di libri fotografici. Bisogna avere una pianificazione precisa della distribuzione, in modo da produrre solo lo stretto necessario ed evitare gli sprechi. Quando tengo corsi cerco di spiegare come stabilire il numero ottimale di copie per evitare eccessi di produzione e contenere i costi.

Pensa che la fotografia possa consentire una nuova visione del mondo, un nuovo immaginario, anche in termini di sostenibilità? In che modo?
La fotografia è sicuramente uno strumento fondamentale per sensibilizzare la società. Oggi una quantità infinita di immagini partecipa alla formazione e alla crescita di consapevolezza sulla crisi climatica. Pertanto, fa parte del potere creativo del fotografo sviluppare opere che sollecitino l’osservatore sulle questioni ambientali. In questo caso, la ricerca deve essere approfondita attraverso elementi che possano attirare l’attenzione delle persone. Inoltre, nella maggior parte dei casi, è necessario un profondo lavoro sul campo, uno studio approfondito e un approccio curioso verso nuove tecniche e metodologie.

NUOVE IMMAGINI: L’IMPATTO ECOLOGICO DELLA FOTOGRAFIA

Una fotografia del progetto «Paubrasilia» di José Diniz

Rica Cerbarano, 07 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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L’allestimento rimarrà visibile fino al 2025 rinnovandosi ciclicamente

L’albero che diede il nome al Brasile | Rica Cerbarano

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