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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliSono trascorsi esattamente sessantuno anni dalla prima pubblicazione della Teoria del restauro di Cesare Brandi. Allo storico e critico d’arte, fondatore dell’Istituto centrale del restauro, è stato dedicato, nel mese di gennaio, il convegno «Χάσμα. Il trattamento della lacuna: principi, metodologie del restauro e attualità della teoria di Cesare Brandi», promosso dal Parco archeologico di Ostia antica. Curate da Alessandro D’Alessio, Maria Carolina Gaetani, Alessandro Lugari e Tiziana Sòrgoni, in collaborazione con il dipartimento di Architettura di Roma Tre, il dipartimento di storia, disegno e restauro dell’architettura e la Scuola di specializzazione in beni architettonici e del paesaggio, Sapienza Università di Roma, le tre giornate di studio, suddivise per categoria di manufatti, si sono concentrate sul tema dell’integrazione della lacuna.
Giovedì 7 marzo si terrà, presso la sala conferenze dei Musei Vaticani, a partire dalle ore 15, la tavola rotonda con discussione conclusiva del convegno. Come dice Tiziana Sòrgoni, funzionario restauratore conservatore del Parco archeologico di Ostia antica: «L’intento dell’iniziativa non è puramente celebrativo, ma nasce piuttosto dall’esigenza di un approfondimento sul tema, al fine di riportare l’attenzione sulla persistente validità della teoria brandiana, evidenziarne il significato e valutarne la portata, in relazione agli intendimenti e alle prassi attuali. Il tema del trattamento della lacuna è stato il focus del convegno, anche in ordine al tentativo di ricostruire un processo a ritroso, ovvero prendendo in esame il momento conclusivo del percorso di restauro, e la presentazione estetica del manufatto, per risalire quindi alle modalità di trattamento delle lacune nei diversi aspetti materici e formali, e dunque alle considerazioni che hanno preceduto le scelte adottate e al dibattito sulla loro legittimità».
Nel corso delle tre sessione di gennaio, la lacuna è stata dunque affrontata secondo le differenti prospettive offerte dalla tipologia dei materiali: apparati decorativi pittorici, affreschi, stucchi e graffiti; apparati decorativi musivi, manufatti lapidei, metallici, ceramici e organici, e infine, strutture murarie. Fra gli esempi che sono stati analizzati, per le tre differenti tipologie: il restauro dei dipinti della tomba di Nefertari come punto di partenza e riferimento metodologico per il trattamento della lacuna nei dipinti egiziani del Nuovo Regno; il trattamento della lacuna nei restauri storici dei bronzi figurati antichi; le integrazioni murarie ostiensi: tecniche esecutive, esiti storici, estetici e conservativi.
Sarà possibile seguire il convegno conclusivo anche in diretta streaming sul canale YouTube del Parco archeologico di Ostia antica.

Restauratori al lavoro al Parco Archeologico di Ostia Antica
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