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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoli«Domenica 10 dicembre 2039», data impossibile, secondo il calendario gregoriano, è il titolo di una personale del palermitano Manfredi Beninati (1970) aperta alla galleria Poggiali fino al 13 dicembre.
La mostra è allestita come un set cinematografico, creando la sensazione di muoversi, osserva il curatore Sergio Risaliti «da un piano di profondità a un altro, come se fossero livelli di coscienza differenti. Non vi si scoprirà un soggetto centrale o dominante, ma una costellazione di segni e di figure. Come se la vita fosse un sogno, e il sogno la vita».
Per prima cosa il visitatore s’imbatte in una serie di light box che ricreano l’effetto di quadri a notturni, teatrini nei quali compare talvolta un personaggio in concentrata solitudine, alla luce di una candela. Poi si scopre, facendo uno dei due percorsi possibili, che quei light box rimandano a un ambiente che è una sorta di bric à brac tra atelier e magazzino, pieno di oggetti sui quali si sono depositate polvere e segatura. Rivolgendosi alle teorie di Gabriele Veneziano, Beninati si appella all’intuizione, formulata nel 1968 dal fisico, che esistano mondi paralleli. Quel gioco tra pittura e scultura, tra reale e immaginario, in un tempo bloccato, sospeso, crea un senso di incantamento, e lo si ritriva anche nell’altra sede della galleria, contigua alla principale. Qui sono esposti dipinti popolati di creature fantastiche in atmosfere evanescenti, a colori pastello, e alcune sculture, bassorilievi e maschere in bronzo e in resina, diversamente patinate per volgere, più che al biancore neoclassico, a una tonalità rinascimentale.
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