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La strada della resistenza passa per l'arte

Superare il postmoderno: la museologia radicale di Claire Bishop

Micaela Deiana

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Che cos’è «contemporaneo» nei musei? Qual è il ruolo dello spettatore nell’arte partecipativa? Sono temi chiave per chi vuole comprendere le dinamiche di produzione e fruizione nel sistema dell’arte contemporanea. Nel turbinio delle teorie critiche, gli scritti di Claire Bishop rappresentano una bussola preziosa. Dopo Inferni artificiali. La politica della spettatorialità nell’arte partecipativa, tradotto da Luca Sossella editore nel 2015 (a cura di Cecilia Guida, 308 pp, ill. b/n, € 18,00), straordinariamente ricco e complesso, arriva in Italia Museologia radicale, pubblicato da Johan & Levi.

Radicalità, per la Bishop, significa superare il modello postmoderno che concepisce il museo come istituzione globalizzata, affetta da gigantismo, votata al tentativo spasmodico di attirare investitori, filantropi e grandi  flussi di pubblico. Presuppone la volontà di inserirsi nella storia, di scegliere un tono di voce, nei contenuti e nelle modalità espositive, che si interroghi sulla società in cui agisce, su cosa significhi oggi essere (e occuparsi di) contemporaneo.

La chiave di svolta, secondo l’autrice, è l’adesione a una «contemporaneità dialettica», che cerca in un diverso sguardo sul passato il motore per leggere il presente e produrre il futuro. La pratica museologica diventa così uno strumento metodologico di indagine che innesca una riflessione sull’identità individuale e collettiva.

La performance, la pedagogia orizzontale, la fruizione consapevole del patrimonio museale: la Bishop ci indica la strada per la resistenza, per costruire la politica della «res publica» attraverso l’arte. 

Museologia radicale. Ovvero, cos’è «contemporaneo» nei musei di arte contemporanea?, di Claire Bishop, traduzione di Nicoletta Poo, 88 pp., ill. b/n, Johan & Levi, Monza 2017, € 11,00

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Micaela Deiana, 08 gennaio 2018 | © Riproduzione riservata

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