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Redazione GdA
Leggi i suoi articoliMontecarlo (Principato di Monaco). Il principe Alberto di Monaco ha inaugurato la sera del 5 luglio «Dalí, una storia della pittura» (aperta fino all’8 settembre), mostra che propone una visione retrospettiva dell'opera di Salvador Dalí e di come essa sia inserita nella storia della pittura del XX secolo.
L’esposizione, organizzata dalla Fundación Dalí e dal Grimaldi Forum (insieme con il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid e il Salvador Dalí Museum di St. Petersburg in Florida), è un percorso attraverso 52 dipinti, 28 disegni, 30 documenti tra cui manoscritti, libri, riviste, 48 fotografie (principalmente di Brassaï), 10 oggetti dello studio del maestro spagnolo e 10 documenti audiovisivi.
A trent’anni della morte di Dalí la mostra ripercorre non solo le influenze che i grandi maestri della storia dell’arte esercitarono su di lui, ma anche ciò che egli trasmise a tutti i movimenti pittorici del XX secolo.
Il capitolo surrealista è rappresentato da opere come «La memoria de la mujer- niña» del 1929, «El espectro del sex-appeal» o «Elementos enigmáticos en un paisaje» del 1934, che documentano l’apporto di Dalí al movimento guidato da André Breton, in particolare il metodo paranoico-critico, un sistema per rendere visibile l’invisibile attraverso il delirio controllato dello spirito o mediante il ricorso alla doppia immagine.
Per la prima volta in una mostra viene riprodotto lo studio ideale che Salvador Dalí progettò a Port Lligat, ispirandosi al trattato De divina proportione di Luca Pacioli illustrato da Leonardo Da Vinci: uno spazio di molteplici finestre aperte per far entrare il paesaggio e la luce del Mediterraneo che l'artista plasmerà nelle sue tele.
L’esposizione permette di osservare come negli anni ’40 e ’50 del Novecento la pittura di Dalí rese omaggio al Classicismo e all’influenza degli artisti del Rinascimento. La passione per la cultura classica è riflessa anche nella sua opera letteraria: nel 1948, appena ritornato dagli Stati Uniti, Dalí pubblica i «50 segreti magici per dipingere», con una classifica dei pittori più rilevanti della storia dell’arte: Vermeer, Raffaello, Velázquez, Leonardo da Vinci, Picasso. Nel 1951 Dalí conferma la sua ammirazione per il Rinascimento, il Classicismo e la pittura religiosa nel Manifesto mistico-nucleare. Si interessa alla scienza, alla terza dimensione, agli effetti ottici, che lo portarono a realizzare i dipinti stereoscopici.
La mostra si addentra negli anni Ottanta, l’ultima tappa di Dalí, quando la sua pittura si riempie di evocazioni e riflessioni sulla morte, la volontà di trascendere, di essere immortale. L’ultimo capitolo è dedicato all’influenza dei grandi maestri della storia dell’arte nella concezione artistica di Dalí.
Il coordinamento generale di «Dalí, una storia della pittura» è di Catherine Alestchenkoff, del Grimaldi Forum. Per la Fundación Dalí, Montse Aguer è commissario; Laura Bartolomé, curatrice e commissario aggiunto; Clara Silvestre, del Centro de Estudios Dalinianos, responsabile della documentazione.

Salvador Dalí «Elementos enigmáticos en un paisaje» 1934 (particolare).Foto: Salvador Dalí, Fundación Gala-Salvador Dalí/VEGAP. Figueres, 2019
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