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La musa è il Museion

Francesco Vezzoli si tramuta in «guest curator» e reinterpreta a modo suo le collezioni

Federico Florian

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Alterare e decostruire, con esiti spesso esilaranti, sono le principali preoccupazioni di Francesco Vezzoli. Multiforme è l’oggetto di tali alterazioni: in sintesi, la cultura pop nelle sue varie manifestazioni, dalla pubblicità al cinema ai prodotti di consumo. Lo dimostra il trailer del remake del «Caligola» di Tinto Brass, film erotico del 1979 reinterpretato da Vezzoli in chiave trash (2005); o la campagna pubblicitaria (diretta da Polanski) di «Greed» (Avidità), «the new fragrance by Francesco Vezzoli», che vede le attrici Natalie Portman e Michelle Williams contendersi disperatamente una boccetta di profumo (2009).

Eppure non solo l’immaginario pop è al centro degli interessi dell’artista bresciano: anche la storia dell’arte, per Vezzoli, rappresenta un’inesauribile fonte d’ispirazione. Una via che conduce, ancora una volta, a trasformazioni e decostruzioni: come la serie di Madonne con Bambino dai volti di supermodelle contemporanee, o gli antichi busti romani ridipinti con i vivaci colori che si suppone li ricoprissero in passato. 

Il Museion di Bolzano, dal 30 gennaio al 16 maggio, invita l’artista italiano a riconcepire l’intero museo, attraverso un doppio progetto che occupa tutti e tre i piani dell’edificio. Mentre l’ultimo piano diviene la sede di un’apparentemente canonica gipsoteca contenente le sculture «classicheggianti» dell’artista, in dialogo con antichi reperti, ai due piani inferiori Vezzoli, in veste di «guest curator», reinterpreta la collezione permanente del museo altoatesino. In che modo? Re-incorniciando in stile antico opere moderne: la riproduzione pittorica a trompe l’œil di un’enorme cornice appartenente a un dipinto di Caravaggio, ad esempio, va a incorniciare un lavoro di Nan Goldin.

Ad aprire la mostra, dal titolo «Museo Museion», è l’imponente wallpaper di un dipinto di Giovanni Paolo Pannini: la perfetta scenografia a una visionaria e surreale galleria d’arte.

Federico Florian, 30 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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