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Meg Onli e Chrissie Iles. Foto: Bryan Derballa

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Meg Onli e Chrissie Iles. Foto: Bryan Derballa

La Whitney Biennial riflette sulla realtà

Con opere di 69 artisti e 2 collettivi si svolge a New York l’81ma edizione della mostra d’arte contemporanea più seguita del Nord America

Benjamin Sutton

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Dal 20 marzo, al Whitney Museum of American Art, si svolge l’81ma edizione della mostra d’arte contemporanea più seguita del Nord America, la Whitney Biennial, con opere di 69 artisti e 2 collettivi che abbracciano una vasta gamma di media e stili. Intitolata «Even Better Than the Real Thing» e curata da Meg Onli e Chrissie Iles, la Whitney Biennial 2024 riempie le gallerie, gli auditorium e gli spazi aggiuntivi del museo non solo di dipinti, sculture, installazioni e altre opere basate su oggetti, ma anche di un vasto programma di film e performance artistiche.

Alle due capocuratrici si sono aggiunti cinque curatori di Sound art, film e performance (Korakrit Arunanondchai, asinnajaq, Taja Cheek, Greg de Cuir Jr. e Zackary Drucker) che si sono occupati di un programma online ed eventi speciali presso il museo, mostrando opere innovative al di fuori della tradizionale presentazione in galleria della Whitney Biennial. «Abbiamo cercato di creare una mostra che avesse la forma di quello che l’artista Ligia Lewis definisce un “coro dissonante”, disarmonico nella sua collettività, hanno dichiarato Iles e Onli in una nota congiunta. È sorprendente come molti artisti si confrontino con le relazioni tra psiche e corpo e con la precarietà degli ultimi anni. Gli artisti continuano a confrontarsi con la storia e l’identità; abbiamo realizzato una mostra che si sviluppa come un insieme di relazioni, esplorando le sfide del riunirsi in un momento di frattura».

La mostra include opere di artisti rinomati da decenni e di figure affermatesi più di recente. Tra questi, la venerata artista femminista Harmony Hammond (Chicago, 1944), l’astrattista interdisciplinare Torkwase Dyson (Chicago, 1973), l’artista e designer sovversiva Pippa Garner (Evanston, Illinois, 1942), l’artista multimediale Sharon Hayes (Baltimora, 1970), la pittrice pioniera Suzanne Jackson (St. Louis, 1944), l’artista e regista Tourmaline (Boston, 1983), il videoartista Isaac Julien (Londra, 1960), l’artista concettuale Dora Budor (Zagabria, 1984), il gruppo multimediale Raqs Media Collective (fondato a Delhi, India, nel 1992 da Jeebesh Bachi, Monica Narula, Shuddhabrata Sengupta). La mostra presenta anche due artisti scomparsi: il regista di Chicago Edward Owens (1949-2010) e la pittrice giamaicana americana Mavis Pusey (1928-2019).

Come evoca il titolo della mostra, Iles e Onli si sono concentrate sulla collaborazione con artisti il cui lavoro si confronta con la nozione ambigua (a volte del tutto illusoria) di realtà. Soprattutto con la rapida diffusione dell’Intelligenza Artificiale negli ultimi due anni, ma anche alla luce di vari sviluppi e dinamiche che si sono verificati dall’inizio del XXI secolo, le domande e i disaccordi sulla realtà abbondano, siano essi legati all’identità, al luogo, alla storia, al corpo, al paesaggio o ad altre questioni cruciali.

Meg Onli e Chrissie Iles. Foto: Bryan Derballa

Benjamin Sutton, 17 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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