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Un render del progetto architettonico firmato Jean Nouvel per la nuova sede parigina della Fondation Cartier che inaugurerà alla fine del 2025 in Place du Palais-Royal

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Un render del progetto architettonico firmato Jean Nouvel per la nuova sede parigina della Fondation Cartier che inaugurerà alla fine del 2025 in Place du Palais-Royal

La Fondation Cartier svela a Venezia la sua nuova identità

Alla Fondazione Cini una riflessione sul futuro degli spazi culturali in una mostra che racconta la genesi dell’edificio firmato Jean Nouvel che ospiterà la prossima sede parigina dell’istituzione

Germano D’Acquisto

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Nel cuore liquido di Venezia, sulle rive sospese dell’Isola di San Giorgio Maggiore, la Fondazione Giorgio Cini diventa teatro di una messa in scena architettonica che travalica la semplice narrazione espositiva. «The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel», in programma dal 10 maggio al 14 settembre, si inserisce nel tessuto vivo della 19. Mostra Internazionale di Architettura-La Biennale di Venezia come evento collaterale, ma è ben più di una mostra: è una riflessione in forma tridimensionale sul futuro degli spazi culturali.

Al centro, l’inedito progetto architettonico firmato Jean Nouvel per la nuova sede parigina della Fondation Cartier, destinata ad aprire i battenti alla fine del 2025 in Place du Palais-Royal, a due passi dal Louvre. E se la storica sede di Boulevard Raspail, l’iconico scrigno di vetro e acciaio inaugurato nel 1994, ha segnato un punto di svolta nella storia dell’architettura museale, questo nuovo intervento si pone come prosecuzione coerente e audace di quella visione, un «luogo di sperimentazione architettonica», per citare il tema del Public Program che si tiene il 9 maggio.

La mostra veneziana ne anticipa contenuti e visioni, presentando un grande modello in sezione della futura sede: cinque piattaforme mobili che si sollevano e si abbassano, soffitti retrattili che modulano la luce, parapetti meccanici che giocano con la trasparenza e l’opacità. L’architettura qui è un organismo dinamico, un dispositivo scenico capace di ospitare l’arte, e non solo, senza mai ingabbiarla. È la filosofia che ha sempre guidato la Fondation Cartier sin dalla sua nascita nel 1984: l’architettura non come semplice contenitore, ma come partner creativo e catalizzatore del dialogo interdisciplinare.

Una veduta del cantiere della futura sede della Fondation Cartier pour l’art contemporain in Place du Palais-Royal, Parigi, marzo 2025. © Jean Nouvel / Adagp, Paris, 2025. Foto © Martin Argyroglo

Una veduta del cantiere della futura sede della Fondation Cartier pour l’art contemporain in Place du Palais-Royal, Parigi, marzo 2025. © Jean Nouvel / Adagp, Paris, 2025. Foto © Martin Argyroglo

«La forza dell’architettura è quella di essere unica e appartenere a una storia e a una geografia, a una cultura personalizzata da coloro che la governano e che la vivranno o la faranno vivere», spiega Nouvel. In questa affermazione si condensa l’intero spirito della mostra: un atto di appartenenza che si traduce in spazi vivi, flessibili, interattivi. Il paesaggio urbano veneziano, visibile dalle finestre dell’isola, si sovrappone simbolicamente a quello parigino, rievocando il senso profondo del «contestualismo» nouveliano. La città diventa partner, mai sfondo.

Accanto al modello, proiezioni immersive, fotografie a grandezza naturale, planimetrie e prototipi raccontano la genesi di un edificio che si muove, respira, muta. Come in un set cinematografico, lo spazio si adatta alle esigenze dell’arte, dello spettacolo, della scienza, della tecnologia e della filosofia, trasformandosi in una piattaforma d’incontro tra le discipline. «L’architettura è trascrizione e fissazione della cultura contemporanea in una forma materiale, afferma ancora Nouvel. È la cristallizzazione della sua intima struttura, il lento dispiegamento della sua forma». Un lento dispiegarsi che, come un origami intellettuale, svela un pensiero complesso e stratificato.

La mostra di Venezia è dunque anche un pre-testo: introduce a un libro monografico che Fondation Cartier pubblicherà in autunno, in occasione dell’apertura della nuova sede. Un volume che raccoglie testi critici e una riflessione di Jean Nouvel stesso, offrendo uno sguardo privilegiato sull’architettura come costruzione culturale, simbolica e politica.

Non sorprende, quindi, che il Public Program veneziano coinvolga personalità di spicco come Cecilia Puga, Andrés Jaque, Lina Ghotmeh e Manuel Segade. Sono architetti e curatori che condividono una visione dell’architettura come pratica critica, capace di interrogare la realtà e immaginare nuovi mondi. Come la nuova Fondation Cartier, che da Parigi a Venezia si pone come laboratorio permanente, dispositivo mobile e, soprattutto, spazio di libertà creativa.

In fondo, è questo il lascito più autentico della mostra: la sensazione che l’architettura, quando è pensata come atto culturale e non come esercizio formale, possa davvero incarnare il tempo in cui nasce. E magari, come nel caso di Nouvel, contribuire a trasformarlo.

Una veduta della mostra «The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel» alla Fondazione Giorgio Giorgio Cini, Venezia, 2025. © Jean Nouvel / Adagp, Paris, 2025. Photo © Andrea Rossetti

Una veduta della mostra «The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel» alla Fondazione Giorgio Giorgio Cini, Venezia, 2025. © Jean Nouvel / Adagp, Paris, 2025. Photo © Andrea Rossetti

Germano D’Acquisto, 08 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

La Fondation Cartier svela a Venezia la sua nuova identità | Germano D’Acquisto

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