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La copertina del volume di Antonio Forcellino

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La copertina del volume di Antonio Forcellino

La Cappella Sistina come luogo di competizione

Vi si cimentarono i massimi artisti del Rinascimento. Uno studio di Antonio Forcellino

Antonio Forcellino

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È in libreria da pochi giorni l’ultimo scritto del restauratore-scrittore Antonio Forcellino dedicato a un tema di universale interesse: la Cappella Sistina. Il volume, edito da Laterza, vuole essere il «Racconto di un capolavoro» come recita il sottotitolo, ovvero la storia della genesi e dello sviluppo di una delle più straordinarie creazioni artistiche dell’umanità, un racconto immerso però nel più ampio flusso della storia splendida e terribile del nostro Rinascimento.  Come sempre Forcellino sa condurre i suoi lettori con abilità facendoli appassionare alle vicende narrate. Offriamo in anteprima uno stralcio del volume e alcune considerazioni personali dell’autore. [Arabella Cifani]

«Addio Cielo stellato.

Nella primavera del 1504, con i primi caldi romani che asciugano il terreno dalle piogge invernali, il suolo sotto l’edificio della Cappella Sistina, costruita su fondamenta non omogenee e nell’arco di quattro secoli, subì una contrazione, uno smottamento. Un boato fragoroso venne udito in Vaticano e sul prezioso pavimento, dove gli inserti di porfido serpentino e giallo antico segnalavano le mire eterne delle celebrazioni liturgiche, piombarono calcinacci staccatisi dalla volta senza colpire, fortunatamente, nessuno.

Il mastro di casa arrivò subito in cappella, richiamato dalle urla di disperazione dei giovani chierici e delle guardie che presidiavano i corridoi del palazzo; e alzando gli occhi vide il cielo stellato di Pier Matteo d’Amelia deturpato da una lunga e orribile crepa che attraversava l’intera volta da parete a parete. Il cielo si era aperto come il giorno del Giudizio, avrà pensato certamente qualcuno (o come una melagrana matura, pensarono i primi architetti chiamati a visionare il danno).

La cappella venne interdetta alle funzioni per la gran parte della sua ampiezza e si corse subito ad avvertire il nuovo papa eletto da soli sette mesi, e che quella cappella aveva cara più di ogni altra cosa: Giuliano della Rovere, il nipote di Sisto IV, diventato papa nel settembre del 1503 con il nome di Giulio II. Era l’uomo che quella cappella l’aveva vista nascere e che con ogni probabilità aveva seguito i lavori al tempo dello zio.


Molto più combattivo di Sisto IV, Giuliano si trovò ad affrontare problemi non meno gravi ma, a differenza di suo zio, aveva un grande progetto politico: liberare lo Stato della Chiesa dalle prepotenze dei piccoli principi italiani che ne avevano occupato parte dei territori. E se per realizzare questo progetto aveva bisogno inizialmente del sostegno dei principi stranieri, fu tanto lungimirante da pensare anche a come liberarsi di loro e liberare l’Italia tutta dall’oppressione degli eserciti stranieri, soprattutto francesi e spagnoli che rivendicavano i territori più ricchi della penisola
».

La Cappella Sistina. Racconto di un capolavoro di Antonio Forcellino, 220 pp, ill. col., Laterza, Bari, 2020, 24 €

L’idea di questo libro nasce da uno studio iniziato ai tempi del mio restauro dell’Altare Piccolomini a Siena nel 2008. Mi ero accorto, pulendo le sculture del monumento, che Michelangelo aveva replicato una figura scolpita nel retablo marmoreo di Andrea Bregno (che aveva iniziato e lasciato incompiuto il monumento prima di lui) in maniera fedele, ma rendendola plasticamente straordinaria, in modo da stabilire un confronto diretto che umiliava il vecchio maestro.

Stimolato anche dalla competizione che serpeggiava sul cantiere di restauro tra i maestri e i giovani allievi, avevo allora iniziato a riflettere sull’aspetto inesorabile e spietato della competizione tra gli artisti rinascimentali, soprattutto in quel momento di radicale trasformazione dell’arte italiana. Avevo svolto una prima tesi resa pubblica in occasione del compleanno del mio carissimo amico Frank Zoellner a Tubinga nel 2016, tesi che suscitò un grande interesse tra  storici dell’arte presenti all’amichevole convegno.

Con gli editori Laterza progettammo poi un libro che affrontasse il rapporto tra  maestri e allievi nel Rinascimento e dalle discussioni venne fuori che sarebbe stato interessante mostrare lo svolgersi della competizione non in astratto, ma in un luogo preciso e questo luogo non poteva che essere la Cappella Sistina, il monumento nel quale le trasformazioni, o meglio la rivoluzione dell’arte italiana, si manifesta in tutta la sua splendida violenza nell’arco di appena una generazione, dalla realizzazione del ciclo di Perugino, Rosselli Ghirlandaio e Botticelli (1481) agli arazzi di Raffaello (1516) passando per la volta di Michelangelo (1509).

Ho iniziato allora a riconsiderare con un occhio nuovo ciò che avevo tante volte studiato e affrontato in alcuni mei lavori, cercando di capire quali erano stati i concreti meccanismi produttivi delle decorazioni della Cappella e quale mondo di passioni aveva sotteso alla loro realizzazione. Lo studio è diventato una bellissima avventura anche per me, che avevo come tutti guardato alla Sistina sempre come un catalogo di immagini separate e mai come la materializzazione di un processo storico e creativo che si svolge in piena continuità, grazie anche allo stretto legame non solo tra gli artisti protagonisti (Ghirlandaio-Michelangelo, Perugino-Raffaello), ma anche tra i committenti, Sisto IV della Rovere e suo nipote Giulio II della Rovere.

Esaminando dunque la storia di queste decorazioni attraverso la concreta vicenda sia materiale sia finanziaria, la Cappella Sistina diventava un luogo nuovo, almeno ai miei occhi. Un luogo dove l’eccellenza dello stile pittorico, calato decennio dopo decennio in un inesorabile spietato confronto tra i maggiori protagonisti dell’arte italiana, racconta l’evoluzione della ricerca artistica, la vicenda umana di questi uomini e l’impegno quasi sovrumano che furono chiamati a sopportare dagli ambiziosi committenti che a loro volta furono protagonisti di un processo di trasformazione senza il quale non possiamo capire né l’arte italiana né il senso di un monumento come la Cappella Sistina.

Con Giulio II i committenti abbandonarono il profilo di ricchi patroni per assumere quello di raffinati conoscitori che partecipavano direttamente alla rivoluzione in quanto dotati di strumenti critici che li rendevano capaci di individuare all’interno del panorama italiano gli uomini in grado di sostenere la radicalità del progetto che avevano concepito.  Questo cambiamento di ruolo del committente, che passa da finanziatore a critico d’arte, è l’unica spiegazione che possiamo dare adun evento che appare per certi aspetti ancora incomprensibile, il fatto cioè che Giulio II abbia affidato la decorazione della volta a uno scultore e non a un pittore.

Questa rilettura della storia delle decorazioni della Cappella Sistina alla luce della competizione e della trasformazione del mercato artistico e della relativa organizzazione del lavoro, ha rapprentato un viaggio di esplorazione di un interesse senza precedenti perché proprio là dove sembrava che tutto fosse detto e compreso, nel luogo simbolicamente più potente dell’arte rinascimentale, si rivelava invece la possibilità di un nuovo appassionante racconto.

Per me, come per molti altri studiosi, la Cappella Sistina è sempre stato un luogo immateriale in qualche modo prigioniero della grandezza delle immagini che custodisce, ma ora, analizzata dal punto di vista dei protagonisti, torna a essere un luogo dove uomini reali soffrono, combattono e vincono come in tutti i luoghi segnati dal fare artistico. Ed è per questo che nella stesura di questo saggio ho cercato di mantenere, una scrittura coinvolgente e narrativamente passionale, nella speranza di condividere con i lettori la felicità e la sorpresa provate durante lo studio di uno dei capolavori più celebri e amati del pianeta.

La copertina del volume di Antonio Forcellino

Raffaello, «Pesca miracolosa», gessetto e tempera su carta. Victoria and Albert Museum, Londra

Raffaello, «Pesca miracolosa», primo abbozzo preparatorio. The Albertina Museum, Vienna

Giovan Francesco Penni, «Pesca miracolosa», studio preparatorio. Royal Library, Windsor Castle

Giulio Romano, «Pesca miracolosa», studio preparatorio. The Albertina Museum, Vienna

Antonio Forcellino, 18 novembre 2020 | © Riproduzione riservata

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