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Nell’Accademia di Belle Arti alle Zattere si possono affittare 200 metri quadrati di spazi espositivi

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Nell’Accademia di Belle Arti alle Zattere si possono affittare 200 metri quadrati di spazi espositivi

La Biennale di Venezia è diventata un business immobiliare

Con un giro d’affari di 30 milioni di euro, la Biennale Arte traina l’industria turistica, quella con il più elevato valore aggiunto. Tutta la città si offre in affitto e ogni Paese senza padiglione spende come minimo 100mila euro, ma anche 500mila

Enrico Tantucci

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Venezia «in affitto» per la 60ma edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale (dal 20 aprile al 24 novembre, a cura di Adriano Pedrosa, Ndr). La messa a disposizione di spazi espositivi per i molti Paesi partecipanti privi di padiglione ai Giardini o all’Arsenale, per le 30 mostre collaterali e per le molte altre che si aggiungono autonomamente per sfruttare l’effetto «trascinamento», è diventato in laguna un vero e proprio «business» aggiuntivo rispetto a quello turistico.

L’offerta ormai supera la domanda ed è impossibile elencare tutte le istituzioni e i privati che si rendono disponibili per ospitare mostre e attività. La bacheca della Biennale che da qualche anno «smista» parte delle richieste (mettendo in contatto organizzatori di mostre o Paesi privi di padiglione stabile con chi offre spazi adeguati alle necessità) segnala attualmente oltre 150 luoghi disponibili. C’è di tutto. Dai 1.200 metri quadrati del chiostro gotico della Chiesa della Madonna dell’Orto a Cannaregio, ideali per una mostra di grandi dimensioni, ai 200 metri quadrati degli spazi espositivi dell’Accademia di Belle Arti alle Zattere, che mette a disposizione anche la sua sede centrale. Perché gli affitti degli spazi espositivi diventano anche preziosi per aiutare i bilanci di istituzioni culturali pubbliche e private.

Così, ad esempio, le Assicurazioni Generali offrono i 650 metri quadrati magnificamente restaurati a uso espositivo dall’archistar David Chipperfield al primo piano delle Procuratìe Vecchie, a San Marco. L’Ateneo Veneto nella sua Aula Magna ospiterà le opere «leonine» del pittore statunitense Walton Ford. Ma ci sono anche gli antichi capannoni per la produzione di perle di vetro, a pochi passi dal Ghetto, riconvertiti per le mostre. In pista anche palazzi storici, come il settecentesco Palazzo Smith Mangilli Valmarana, affacciato sul Canal Grande, che fu residenza del console inglese Joseph Smith, agente di Canaletto nella vendita dei suoi quadri alla nobiltà britannica. O ex teatri riconvertiti, come il Teatro dell’Arte alle Fondamenta Nuove, ed ex fonderie diventate poi sedi di associazioni, come la Fucina del Futuro a San Lorenzo, dell’associazione ambientalista Sumus. In offerta anche ex farmacie, ex atelier di parrucche d’arte, ex cantieri navali, ex squeri riallestiti, sedi del Cnr.

Ma sono solo una «fetta» della grande torta dell’offerta veneziana. Il giro d’affari legato alla kermesse biennalesca supererebbe ormai i 30 milioni di euro. «A tirare su il mercato, spiega Paolo De Grandis di Arte Communications, che per primo molti anni fa inaugurò il sistema dei padiglioni stranieri esterni alla Biennale arrivato ormai a 140 mostre allestite durante la kermesse, è soprattutto il sistema di mostre satellite che si aprono in occasione della Mostra d’Arte. Passata l’emergenza Covid-19 stanno crescendo in modo esponenziale».

Per partecipare alla Biennale con un proprio spazio espositivo ogni Paese senza padiglione ai Giardini o all’Arsenale spende da un minimo di 100mila a un massimo di 500mila euro (tra affitto, guardiania, catering, trasporti delle opere, spese di soggiorno, pubblicità). Più economiche le chiese, ancora affittabili a circa 10-15 mila euro al mese, ma la Curia (a corto di fondi per la manutenzione costante dei suoi luoghi di culto) ora le concede con meno facilità di un tempo, perché vuole essere coinvolta nei progetti espositivi.

In generale i prezzi sono già schizzati in alto rispetto alla Biennale di due anni fa, perché c’è ancora chi sta cercando spazi espositivi. Si va da un minimo di 7-10mila euro al mese (da moltiplicare per sei, i mesi della Biennale) per un semplice magazzino, ai 50mila euro per un palazzo (che diventano così 300mila per tutta la durata), per il solo uso dello spazio, senza calcolare la guardiania, che si porta via complessivamente altri 25mila euro, e per gli allestimenti, costosi, anche perché le ditte veneziane che li realizzano sono oberate di lavoro. Dal più semplice al più complesso possono andare dai 5 ai 50mila euro. Un catering legato all’evento inaugurale può andare dai 3mila euro per chi offre solo prosecco patatine e noccioline, ai 20mila euro se si va sul finger food e su vini e spumanti più costosi. Poi ci sono i trasporti delle opere, che possono arrivare anche a 5mila euro.

Un discorso a parte merita il capitolo dei trasporti privati. Nella settimana inaugurale della Biennale Arte il problema non è quanto pagherò i taxi, ma come riuscirò a trovarli per i miei ospiti. Bisogna prenotarli già ora e se li si vuole per l’intera giornata, per i vari spostamenti degli ospiti in lungo e in largo per la città, bisogna mettere in preventivo non meno di 1.200 euro al dì. A tutto questo si aggiunge naturalmente l’ospitalità alberghiera in particolare nella settimana di vernice e inaugurazione della Biennale Arte, non a caso la manifestazione più amata dalla categoria degli albergatori veneziani. È in questo periodo che si fanno i veri affari. Una ricerca condotta di recente dalla società Il Mulino sugli annunci monitorati in occasione dell’ultima Biennale Architettura (che «tira» assai meno di quella d’Arte...) rivela che il prezzo medio per il weekend di apertura della Biennale (le notti 18-20 maggio) è stato di 696 euro a notte, ossia l’86 per cento in più del prezzo medio dell’intero periodo marzo-giugno (373 euro), che comunque è già un periodo di alta stagione, ricco di festività e «weekend lunghi». Si capisce come per la città la Biennale Arte sia ormai settore trainante dell’industria turistica, quella a più elevato valore aggiunto.

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Enrico Tantucci, 12 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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