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Giusi Diana
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La «Testa di Ade», reperto di epoca ellenistica da poco restituito all’Italia dal Getty, e l’«Amorino dormiente» di Caravaggio da Palazzo Pitti, sono due delle opere che chi visiterà la Sicilia potrà ammirare fino al 3 ottobre (data in cui ricorre l’anniversario del drammatico naufragio dell’isola dei Conigli che causò 368 vittime tra i migranti).
Dal 3 giugno infatti a Lampedusa si è riaperto il Museo Archeologico delle Pelagie, grazie all’impegno della Soprintendenza di Agrigento diretta da Caterina Greco. La mostra inaugurale «Verso il Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo», a cura di Giacinto Palladino e Alessandro De Lisi con Valerio Cataldi, è però un evento a sé, tanto che all’apertura erano presenti le più alte cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica ai ministri dell’Interno e dei Beni culturali, fino ai direttori degli Uffizi e del Museo del Bardo di Tunisi.
La mostra nata da un progetto di «First Social Life» con il Comune di Lampedusa e Linosa e il Comitato «3 ottobre», in collaborazione, tra gli altri, con Mibact e il Ministero della Cultura tunisino, è dedicata a tutte le morti dei migranti, di cui è diventato simbolo il piccolo Aylan, il bimbo siriano trovato privo di vita su una spiaggia turca. Come spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, «l’Eros torna nelle sue acque d’origine». La tela, che è un omaggio a tutti i bambini coinvolti nella tragedia del Mediterraneo, venne dipinta infatti da Caravaggio mentre da profugo soggiornava a Malta.
Tra le opere in mostra: dipinti di Mario Schifano, opere dell’800 siciliano di Francesco Lojacono, una maschera punica proveniente dal Museo del Bardo e l’installazione «cà semu/you are here», appositamente realizzata sul tetto del museo dall’artista siciliano Gandolfo David.
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