Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Federico Florian
Leggi i suoi articoliA proposito di uno dei suoi più noti happening, Allan Kaprow (1927-2006) affermò: «C’è una versione iniziale di “Fluids”, ma non è un lavoro permanente, né di esso esiste un originale. “Fluids” continua nel tempo e le sue reinvenzioni moltiplicano ulteriormente i suoi significati».
Realizzata per la prima volta in California nel 1967, «Fluids» consisteva in una serie di strutture fatte di cubi di ghiaccio, costruite con l’aiuto di volontari, e lasciate in balìa degli elementi artmosferici fino alla loro completa sparizione: era, analogamente ad altre operazioni di matrice concettuale diffuse in quel periodo, una riflessione sulla caducità dell’opera d’arte e sull’azione distruttrice del tempo. Tale dinamica processuale è ciò che caratterizza l’happening, nozione coniata dallo stesso Kaprow alla fine degli anni Cinquanta.
Nel suo saggio L’eredità di Jackson Pollock (1958) l’artista americano definisce la natura dell’happening in opposizione a quella dell’arte concreta, materiale: dimenticate la perizia tecnica e la durabilità dell’opera d’arte; la pratica artistica deve abbracciare materiali deperibili per divenire «evento».
In occasione della Berlin Art Week, dal 15 al 19 settembre, la Nationalgalerie presenta una ricostruzione dell’opera di Kaprow. Il progetto, dal titolo «Fluids. A Happening by Allan Kaprow, 1967/2015», s’inserisce nell’ambito di una macroesposizione sul tema della città («Stadt/Bild») sparsa tra le sedi della Berlinische Galerie, della Deutsche Bank KunstHalle, del KW Institute for Contemporary Art e della Nationalgalerie.
Quest’ultima, inoltre, ha commissionato a due collettivi di artisti (Stadt im Regal e il gruppo composto da Antje Majewski, Olivier Guesselé-Garai, Assaf Gruber, Agnieszka Polska e Juliane Solmsdorf) e a due artisti di base a Berlino (Ahmet Ögüt e Alexandra Pirici) altrettante reinterpretazioni di «Fluids», collocate, nell’arco delle stesse date, in diverse aree pubbliche della città.
Altri articoli dell'autore
In occasione del centenario della nascita del maestro cinetico più celebre al mondo, anche un convegno internazionale, oltre a mostre in tutta Europa
La prima edizione della Triennale di arte contemporanea della città francese è un prototipo per una rassegna alternativa: attenta a una dimensione locale più che globale, nasce dal desiderio di relazionarsi attivamente e genuinamente con il tessuto urbano e la comunità dei cittadini
All’Eye Museum di Amsterdam la personale della raffinata artista e filmmaker greca
La sua prima retrospettiva istituzionale negli Stati Uniti, al MoCA di Los Angeles, è una profonda riflessione del rapporto tra verità, spettacolo e rappresentazione