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Lucio Pozzi
Leggi i suoi articoliBrad Killam è uno di quegli artisti che ti fanno ancora apprezzare il valore della curiosità
Malgrado la sua apparente quiete, Brad Killam (nato a Park Ridge, Illinois, nel 1964), uomo di poche parole, fa cento cose. Esercita la sua passione per la falegnameria nella lenta ricostruzione del vecchio edificio della Poor Farm (ex ottocentesca fattoria per i poveri), l’influente spazio alternativo nel Wisconsin rurale che dirige insieme a sua moglie, l’artista Michelle Grabner.
Insegna arte in un college di Chicago. Nel quartiere di Oak Park, dove furono costruite molte case di Frank Lloyd Wright, dirige, sempre con Michelle, il Suburban, un piccolo spazio dietro la loro casa dove lungo gli anni sono state presentate innumerevoli mostre di rilevanti artisti internazionali e locali. Collabora con la moglie nella costruzione di sculture e installazioni nelle quali assemblaggi di oggetti trovati, raffinata pittura e fotografie si ergono fino a quattro metri di altezza e più.
È il tipo di artista plurivalente e defilato che a me interessa più di molti altri. Dedica molto tempo a fare pittura mantenendo un livello puro di freschezza autentica nelle sue opere. Dipinge piccoli paesaggi a olio su tela. Non è una scelta casuale, ma un orientamento deciso e forte che si pone in chiara alternativa all’andazzo di molta arte del momento. Ma non è polemico, anzi ha grande rispetto per gli altri e i suoi paesaggi non sono fatti per calcolo. Gli piace la concentrazione assoluta che i paesaggi gli offrono l’occasione di esercitare. Osserva qualcosa in campagna, ne porta il primo accenno in studio e poi ci lavora sopra, aggiungendo forse dopo mesi dei punti azzurri di cielo che cambiano radicalmente il quadro.
Oltre la pittura, Brad produce anche piccole e grandi costruzioni di legno e cemento. Si fondano sulla sensibilità senza tema che anche sostiene i quadri. Sono piccoli monumenti chiari, precisi e anche indefinibili. Ho iniziato a scrivere su «Il Giornale dell’Arte» nel 1985 quando Umberto Allemandi mi convinse a estendere il mio sguardo di artista al lavoro di altri artisti in Usa. Ne ho approfittato per chiarirmi, sostenere e promuovere un senso dell’arte che potesse indicare il valore della curiosità che non dà nulla per scontato e una critica costruttiva alle ortodossie dominanti. Questa esperienza ha cibato intensamente il mio pensiero. Ora, alla soglia degli ottant’anni, mi ritrovo distante da quel che è diventato un sistema dell’arte per me noioso e ipocrita. Per informazioni sempre aggiornate vi consiglio di rivolgervi agli sguardi di due artisti attenti: cercate su YouTube gli infovideo di James Kalm e in internet il servizio Contemporary Art Daily.
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