Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliQualcosa si poteva intravedere sulla facciata di San Nicola, chiesa risalente al XIII secolo e da molti attribuita a Nicola Pisano, ma nessuno poteva prevedere che la decorazione, emersa più chiaramente dal restauro, avrebbe rivelato nella lunetta sopra il portale principale qualcosa di davvero notevole per la storia del pensiero e dell’arte.
Pietro Armienti, docente di Petrologia e Petrografia dell’Università di Pisa, ha recentemente pubblicato sul «Journal of Cultural Heritage» gli esiti del suo studio secondo il quale, nelle geometrie dell’intarsio della lunetta, vi sono precisi richiami alle scoperte del primo grande matematico dell’Occidente cristiano, nativo di Pisa, che fu poi alla corte di Federico II: Leonardo Fibonacci.
«Pisa era allora all’apogeo della sua potenza economica e aveva una sua visione del mondo da propugnare, osserva Armienti: quanto è emerso ci ha permesso di dimostrare che il pregevole manufatto, che ha comportato il lavoro congiunto di matematici, teologi, artigiani, celebra le intuizioni di Fibonacci, con la successione numerica da lui individuata, e segna a Pisa la nascita di una scuola di pensiero capace di trasformare la visione medievale del mondo e di fare della città la culla del pensiero scientifico moderno».
L’intarsio sulla facciata di San Nicola è dunque un prezioso monumento, «la cui presenza era stata concepita per l’educazione delle élites, secondo il programma della filosofia scolastica, a cui si rifarà poi Galileo», aggiunge Armienti, che sottolinea come la scoperta fatta sia «un dono prezioso della sapienza degli antichi giunto dopo ottocento anni di oblio e la cui presenza va valorizzata».
Ma la serie Fibonacci, che ha ispirato negli anni Settanta del Novecento anche Mario Merz, dove la troviamo in quegli intarsi che a noi sembrano solo un’elegante combinazione di forme geometriche? «Se si assume come unitario il diametro dei cerchi più piccoli dell’intarsio, i più grandi hanno diametro doppio, i successivi triplo, mentre quelli di diametro 5 sono divisi in spicchi nei quadratini ai vertici del quadrato in cui è inscritto il cerchio principale, quello centrale ha diametro 13 mentre il cerchio che circoscrive i quadratini negli angoli ha diametro 8.
Gli altri elementi dell’intarsio disposti secondo tracce circolari individuano circonferenze di raggio 21 e 34, infine il cerchio che circoscrive l’intarsio ha diametro 55 volte più grande del circolo minore. 1,2,3,5,8,13,21,34,55 sono i primi nove elementi della successione di Fibonacci».
L’intarsio, che avrebbe dunque diretto rapporto con la cerchia di diretti collaboratori o allievi di Fibonacci, è «di fatto, un abaco per rappresentare numeri irrazionali come π o il rapporto aureo ø, oltre che per calcolare con un’ottima approssimazione i lati dei poligoni regolari inscritti nel cerchio di diametro maggiore».
La scoperta della relazione tra la serie di Fibonacci e la sezione aurea è importante anche perché finora si riteneva ignota fino a Keplero, quindi all’inizio del Seicento.
Altri articoli dell'autore
Identità culturale e linguaggio sono i temi dell’artista indiana, la tensione e il limite nel tempo e nello spazio quelli del vicentino. All’Arco dei Becci il colombiano che da ragazzino dipingeva con i numeri
Per il riallestimento del Salone nel Museo del Bargello, su quasi 2mila metri quadrati di superfici, pareti, volte, decorazioni architettoniche (costoloni e balze) ed elementi lapidei, sono state coinvolte professionalità interne ed esterne al museo
Strumentazioni avanzatissime svelano inattesi dettagli sotto la superficie pittorica: un convegno in corso a Firenze conferma come l’aspetto conoscitivo della tecnica sia fondamentale per la lettura del contenuto dell’opera, aprendo un nuovo capitolo di studi
In due giornate di convegno, il 15 e il 16 aprile, si farà il punto su quanto è emerso in quattro anni di analisi diagnostiche e restauri degli affreschi di Masolino, Masaccio e Filippino Lippi nella Chiesa di Santa Maria del Carmine