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Francesco Bandarin
Leggi i suoi articoliNato nel 1971 a Giza, in Egitto, Khaled Ahmed El-Enany Ali Ezz è stato eletto ieri dal Consiglio csecutivo dell’Unesco come nuovo direttore generale, con 55 voti favorevoli su 57: cifra record nella storia delle elezioni dell’Unesco, l’agenzia dell’Onu creata nel 1945 per promuovere la pace e la sicurezza mondiali attraverso la cooperazione internazionale nell’istruzione, nella scienza, nella cultura e nella comunicazione. La nomina dovrà essere definitivamente ratificata da parte della Conferenza generale dei 194 Stati membri, che si riunirà a partre dal 30 ottobre a Samarcanda, in Uzbekistan.
Laureato all’Università di Helwan, El-Enany ha costruito una carriera che lo ha visto passare da guida turistica a docente di Egittologia, per poi assumere incarichi ministeriali di rilievo nazionale. È stato Ministro delle Antichità (2016-19) e, dopo la fusione dei Ministeri, Ministro del Turismo e delle Antichità fino al 2022. In questi ruoli ha promosso sia grandi progetti museali sia operazioni di valorizzazione del patrimonio archeologico egiziano, come la parata dei Faraoni e l’avvio del Museo Nazionale della Civiltà Egizia. Il suo curriculum internazionale, la conoscenza delle lingue (tra cui il francese) e il sostegno per la sua candidatura da parte dell’Unione Africana e della Lega Araba gli hanno dato un peso notevole nella competizione.
El-Enany assume la guida dell’Unesco in un momento delicato. Recentemente gli Stati Uniti hanno annunciato il loro ritiro dall’agenzia entro la fine del 2026, generando preoccupazioni sui bilanci e sul peso geopolitico dell’istituzione. In tale contesto, una delle prime sfide sarà ricostruire una base finanziaria stabile e convincere i Paesi donatori a reinvestire nell’Unesco. Altro nodo centrale sarà il rafforzamento della credibilità tecnica dell’agenzia: El-Enany dovrà dimostrare che la sua nomina segnala una leadership capace di conciliare aspirazioni nazionali con equilibrio globale. Sul piano operativo, sarà chiamato a rilanciare l’azione sui siti del Patrimonio Mondiale, sulla conservazione culturale e al contempo a promuovere i temi dell’educazione, della scienza e del dialogo interculturale. Un’attenzione particolare dovrà essere riservata ai contesti vulnerabili: città storiche in Asia, Africa e America Latina che affrontano pressioni urbane, cambiamenti climatici e integrazione sociale.
Se confermato dall’Assemblea, El-Enany sarà il primo arabo a guidare l’Unesco e il secondo africano nella storia dell’agenzia. Questo conferisce al suo mandato una valenza simbolica: un potenziale punto di svolta nella governance culturale internazionale, con maggior attenzione alle sfide del Sud globale e alla diversificazione delle prospettive epistemiche.Tra le sue priorità dichiarate vi è la mobilitazione del settore privato per integrare le risorse disponibili, la promozione del turismo culturale come leva sostenibile e il rafforzamento della protezione del patrimonio minacciato, siano siti archeologici, paesaggi o patrimonio intangibile.
In conclusione: Khaled El-Enany ha ricevuto un sostegno significativo all’interno dell’Unesco ed entra in carica in un momento in cui l’organizzazione ha bisogno di rinnovato impulso. Se saprà conciliare diplomazia politica, strategia finanziaria e rigore tecnico, il suo mandato potrebbe segnare un capitolo nuovo nella storia della cooperazione culturale mondiale.
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