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Redazione GdA
Leggi i suoi articoliA cinquant’anni dalla morte esposti 60 dipinti di collezioni private
Prosegue fino al 2 ottobre, a Casa De Rodis, la mostra «Fritz Osswald. Il senso della neve», organizzata in collaborazione con l’Ecole des Italiens-Museo Immaginario. Pittore pressoché inedito in Italia, Fritz Osswald (Zurigo, 1878 - Starnberg, 1966), del quale ricorre il cinquantenario della morte, figlio dello scultore Albert Osswald specializzato in arte funeraria che lo indirizzò alla «pittura decorativa», frequentò l’Accademia di Belle Arti di Monaco, dove fu allievo di Nikolaos Gysis e Wilhelm von Diez. Dal 1904 iniziò a esporre con successo nelle mostre della Secessione di Monaco, di cui fu membro, e presso il Glaspalast, mentre nel 1913 venne invitato dal granduca Ernst Ludwig d’Assia a far parte della colonia di artisti di Darmstadt, città in cui anche insegnerà e raggiungerà l’apice del successo. Dopo la prima guerra mondiale (si arruolò nell’esercito svizzero), si trasferì presso Zurigo e, nel 1922, definitivamente a Starnberg, in Baviera.
Pittore dapprima espressionista, quindi postimpressionista, si dedicò con successo alle nature morte e ai paesaggi montani innevati, ai quali ora, ma già a inizio Novecento, è indissolubilmente legato il talento pittorico di Fritz Osswald, come dimostra anche un testo critico di Georg Biermann apparso sulla rivista «Velhagen & Klasings Monatshefte» nel 1909: «Nelle opere di Osswald la poesia è ovunque. La si trova nelle nature morte (...); la si trova nei ritratti, che (...) accostano i temperamenti con mano leggera (...) e la si trova, più viva e più persistente che mai, nei suoi paesaggi. Il solo fatto che tra tutte le stagioni ami così tanto l’inverno (...) dimostra l’intensità della poesia che pervade tutto il suo essere. So che in inverno ogni mattina, dietro l’Hofgarten, nel parco di Nymphenburg e in altri luoghi nei dintorni di Monaco, con le mani nascoste in spesse manopole, dipinge (...) e ha fatto del quadro invernale, del simbolo della nostra esistenza che con la luce del sole e l’atmosfera glaciale diventa una parabola della vita che sfiorisce, una specialità della sua arte». La rassegna, a cura di Marcovinicio per conto della Fondazione Poscio, riunisce 60 dipinti di collezioni private ed è accompagnata da un catalogo (Umberto Allemandi Editore) con testi di Michele Bonuomo, Davide Brullo, Georg Biermann, Wilhelm Michel e Hermann Uhde-Bernays, e fotografie di Antonio Maniscalco.
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