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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliTra i colpi più duri inferti al patrimonio culturale dal sisma del 2016 dobbiamo rammentare i danni gravissimi all'abbazia benedettina di Sant’Eutizio nei boschi di Piedicolle in Valnerina. Lo sperone di roccia sovrastante l’abbazia benedettina su cui si ergeva la torre campanaria inusualmente separata dalla chiesa, collassò mutilando la facciata e il convento.
Ora che l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha stabilito che lì sotto non passa una faglia sismica attiva che avrebbe impedito la ricostruzione, il progetto è pronto. Filippo Battoni, dirigente all’Ufficio speciale della ricostruzione (U.s.r.) della Regione Umbria, spiega: «In realtà abbiamo tre progetti che confluiscono in uno unico: uno per la chiesa, uno per lo sperone roccioso, uno per il cimitero che è sullo sbalzo di roccia del campanile. La porzione crollata verrà ricostruita com’era, ma meglio di com’era in quanto l’abbazia avrà lo stesso aspetto, ma sarà molto più resistente. Per fortuna la tecnologia ci aiuta. Ad esempio non potremo rimettere il travertino dove si trovava. Serviranno strutture portanti in acciaio e cemento armato».
Cemento armato? Nei terremoti non ha causato tanti crolli, come quello del tetto della Basilica di San Francesco ad Assisi nel 1997? «Dipende dal tipo di cemento armato. Sui tetti non lo si usa più. Potranno esserci invece pareti contenitive in cemento armato e acciaio. Perché un sistema antisismico importante qui è indispensabile».
Per i lavori al complesso dell’Arcidiocesi Spoleto-Norcia, che dovrebbero iniziare entro la fine dell’anno, la Regione ha stanziato tre milioni di euro, ma serviranno altri finanziamenti anche da privati, sottolinea Battoni.

Lo sperone di roccia sovrastante l’abbazia benedettina dopo il terremoto del 2016) © Foto Arcidiocesi di Spoleto-Norcia
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