«How Not to Be Seen: A Fucking Didactic Educational .MOV File» (2013) di Hito Steyerl, esposta nella mostra «I’ll Be Your Mirror: Art and the Digital Screen» al Modern Art Museum di Fort Worth, propone modi per evitare di essere catturati dalla tecnologia digitale. Cortesia dell’artista, Andrew Kreps Gallery ed Esther Schipper. © Bild, Kunst, Bonn. Lamarche, Vadel © Chloé Magdalaine Vg

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«How Not to Be Seen: A Fucking Didactic Educational .MOV File» (2013) di Hito Steyerl, esposta nella mostra «I’ll Be Your Mirror: Art and the Digital Screen» al Modern Art Museum di Fort Worth, propone modi per evitare di essere catturati dalla tecnologia digitale. Cortesia dell’artista, Andrew Kreps Gallery ed Esther Schipper. © Bild, Kunst, Bonn. Lamarche, Vadel © Chloé Magdalaine Vg

Il potenziale inespresso dell’arte digitale

Dopo lo scoppio della bolla degli Nft, gli artisti continueranno a esplorare la tecnologia blockchain come spazio artistico. Due mostre ripercorrono la storia decennale della Net art

Gli Nft sono passati rapidamente dal boom a un prevedibile fallimento. Alla fine del 2022, circa 18 mesi dopo l’inizio dell’esplosione, i marketplace avevano chiuso o perso quasi tutto il loro valore. Anche la fiera Art Basel Miami Beach, che aveva aderito all’evangelizzazione degli Nft appena 12 mesi prima, lo scorso dicembre aveva già perso la fiducia.

Come molti di noi ne ero contento, non solo perché la mia casella di posta elettronica avrebbe potuto ritrovare l’equilibrio dopo essere stata soffocata da notizie di celebrità di serie Z e artisti falliti che coniavano il loro pacchiano progetto Nft, esteticamente povero e concettualmente debole. Ma anche perché è stato sconcertante il modo in cui il clamore intorno agli Nft ha portato al loro frequente utilizzo come scorciatoia dell’arte digitale in generale, consentendo ai broker tecnologici e agli speculatori, che sono entrati nel settore alla spudorata ricerca di un guadagno veloce, di gridare alla rivoluzione, e agli addetti ai lavori del mondo dell’arte, che avrebbero dovuto saperlo meglio di loro, di assecondarli avidamente.

Ma il crollo degli Nft non annulla la blockchain, la tecnologia sottostante che rende gli Nft unici e tracciabili, come spazio artistico. Esisteva già prima e sarà esplorata dagli artisti in futuro. Nel 2018, Ruth Catlow, coautrice di Artists Re:Thinking the Blockchain, ha paragonato l’allora nascente arte blockchain alla prima Net art (il primo movimento artistico online) per le possibilità che offriva di rispondere criticamente ai sistemi di potere, oltre a essere uno spazio di sperimentazione e cooperazione. Ad esempio, Jonas Lund ha emesso dei token che permettono di partecipare alle decisioni che riguardano la sua vita, mentre «Clickmine» di Sarah Friend è una satira della criptovaluta che genera ricchezza inutile attraverso un gioco di click.

Potrebbe essere un buon momento per ricordare la storia decennale dell’arte digitale. Ne offrono l’opportunità due mostre che si aprono questo mese: «Coded: Art Enters the Computer Age, 1952-1982» al Los Angeles County Museum of Art dal 12 febbraio al 2 luglio e «I’ll Be Your Mirror: Art and the Digital Screen» al Modern Art Museum di Fort Worth in Texas dal 12 febbraio al 30 aprile.

«Coded» inizia con la prima immagine puramente estetica realizzata al computer e termina nel momento in cui i personal computer hanno preso posto al centro delle nostre case. Il percorso espositivo illustra come gli artisti, tra cui i principali esponenti dell’Arte concettuale come Stanley Brouwn, Charles Gaines e l’artista Fluxus Emmett Williams, si siano confrontati con i computer in questi primi anni. Spesso non sono mai tornati a utilizzarli come mezzo di comunicazione. Ma i loro esperimenti sono stati «essenziali per la storia dell’origine dell’arte e della cultura di internet», scrive la curatrice della mostra, Hannah Higgins, nella prefazione al catalogo.

«I’ll Be Your Mirror» esplora invece l’uso dello schermo nell’arte dal 1969 a oggi, attraverso i primi pionieri del digitale come Lynn Hershman Leeson, figure chiave della Net Art, come Eva e Franco Mattes, e artisti che continuano a «spingere» il mezzo negli ultimi anni, tra cui Hito Steyerl.

Ciò che accomuna molti di questi artisti, per quanto diverse siano le loro estetiche, è un equilibrio di curiosità e scetticismo nei confronti del campo digitale, qualità assente tra gli eccessi degli Nft. Come dice Higgins a proposito di quei primi pionieri del digitale, «gli artisti piegano le regole, giocano, sperimentano nuove soluzioni a vecchie domande e ne trovano di nuove». Questi sono principi validi per gli artisti che potrebbero aiutare la blockchain art a risorgere dalle ceneri degli Nft.

«How Not to Be Seen: A Fucking Didactic Educational .MOV File» (2013) di Hito Steyerl, esposta nella mostra «I’ll Be Your Mirror: Art and the Digital Screen» al Modern Art Museum di Fort Worth, propone modi per evitare di essere catturati dalla tecnologia digitale. Cortesia dell’artista, Andrew Kreps Gallery ed Esther Schipper. © Bild, Kunst, Bonn. Lamarche, Vadel © Chloé Magdalaine Vg

Ben Luke, 08 febbraio 2023 | © Riproduzione riservata

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