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Il pittore scrive

Parole e figure di Emilio Tadini

Sandro Parmiggiani

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Si deve a Umberto Eco una delle definizioni più incisive e pregnanti di Emilio Tadini (Milano, 1927-2002): «scrittore che dipinge, pittore che scrive». Basta ricordare la lunga militanza di Tadini come critico d’arte di partecipe acume (riconfermato in ogni pagina del suo L’occhio della pittura, 1999), l’attività di pittore svolta dagli anni Sessanta, e quella, altrettanto appassionata, di scrittore, avviata nel 1947 su «Il Politecnico» di Vittorini e poi proseguita con alcuni romanzi che restano nella storia della letteratura italiana (Le armi l’amore, L’opera, La lunga notte eccetera). 

Ora Matteo Bianchi (curatore nel 2005 di una mostra dell’artista a Villa dei Cedri di Bellinzona) e Carolina Leite hanno raccolto in un libro, in cui si fondono «invito alla lettura» e «piacere dello sguardo», sessanta fogli, sul totale di oltre cinquecento esistenti nei raccoglitori rossi degli anni Settanta, nei quali Tadini accostava parole e immagini che, mentre si davano la mano, facevano cortocircuito e s’arricchivano reciprocamente di senso, lampi del lavorio e del fervore in corso nell’officina dell’artista-scrittore. 

A questi fogli fanno da contrappunto testi di autori che hanno conosciuto e frequentato Tadini (Arturo Carlo Quintavalle, che commenta ciascuna carta qui riprodotta, Matteo Bianchi, Anna Modena, Silvia Pegoraro, Paolo Di Stefano, Gianni Turchetta, Giacomo Raccis, Rosa Pierno, Francesca Priori, Giorgio Marconi), alcuni ritratti di Tullio Pericoli e fotografie di Maria Mulas e di Marco Bellavita.

Ci sono, in questi appunti di Tadini in cui lingua per immagini e lingua parlata continuamente creano rimandi e animano riflessioni folgoranti, e i colori vengono «naturalmente» associati a una forma o a una parola (esperienza, tra gli altri, propria di Van Gogh e di Joan Mitchell), disegni di particolare immediatezza e felicità, che sono da vedere in stretta corrispondenza con il cammino dell’artista nel decennio in cui furono fissati, e che rivelano la genesi della costante presenza, accanto alle immagini, nei quadri di Tadini, di parole, frasi, frecce direzionali.

E ci sono le annotazioni della sua riflessione teorica, che cita Satie, Barthes, Saussure, Joyce e Wittgenstein: la frase che lui appunta da Cézanne («il colore è – le lieu où notre cerveau et l’univers se rencontrent»); «il silenzio è lo spazio dei suoni (lo spazio non in cui ma che i suoni edificano): in questo senso lo spazio è il silenzio della pittura»; «il testo è nostalgia del molteplice che esso nega (che esso nasconde senza escludere): il testo affida quella nostalgia alla lettura»; la sua analisi di «ut pictura poesis»: «Questa teoria riposa sul primato della vista: il poeta e il pittore pensano entrambi con immagini visive: l’arte della memoria che suscita una dimensione in cui il ricordare diventi vedere».

Parole&figure
di Emilio Tadini
152 pp.
Pagine d’Arte, Tesserete (Svizzera) 2016
€ 20,00

Sandro Parmiggiani, 08 febbraio 2017 | © Riproduzione riservata

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