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«Blues Vignette 17» (2023) di Robin Rhode. oto Tilman Vogler. Cortesia dell’artista e di Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice

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«Blues Vignette 17» (2023) di Robin Rhode. oto Tilman Vogler. Cortesia dell’artista e di Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice

Il giardino abbandonato di Robin Rhode

L’artista sudafricano invita a riflettere sul senso di abbandono e sul difficile futuro che permea l'esistenza di molti giovani in un mondo sempre più superficiale

Rischa Paterlini

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«The Abandoned Garden» è la mostra aperta fino al 28 gennaio 2024 alla Galleria Tucci Russo dell’artista sudafricano Robin Rhode (Cape Town, Sudafrica, 1976), che dal 2002 vive e lavora a Berlino. Anche nella sua quinta personale in galleria, l’artista torna a farci riflettere sul senso di abbandono e isolamento che gli esseri umani potrebbero provare in un mondo superficiale.

È proprio lui a raccontarci che «come il giardino è lasciato incustodito e ricoperto di vegetazione, l’esistenza umana può sembrare futile e priva di significato intrinseco. Serve a ricordare che la bellezza, la felicità e persino la sofferenza sono temporanee». Le immagini fotografiche e l’intervento pittorico delle 19 opere in mostra, tutte con una forte dominante blu, hanno come sfondo il muro di un sobborgo di Johannesburg, Sudafrica, specchio di una realtà che l’artista ha utilizzato in molti suoi lavori degli ultimi dodici anni.

Un quartiere difficile con problemi di droga, violenza, con una disoccupazione ai massimi storici e dove la comunità vive costantemente nella paura. «All’interno di questa tensione quotidiana, afferma Rhode, creo opere che fungono da meccanismi di evasione per la comunità locale, in particolare per i giovani che lavorano come miei assistenti di studio nella produzione di opere d’arte. Il processo di creazione artistica sviluppa così anche una componente educativa».

I protagonisti di questo giardino abbandonato sono due giovani africani in divisa scolastica che si prendono e si lasciano, danzando, saltando, volteggiando sotto un diluvio di goccioline, in un mare in tempesta o vicino ad alberi fioriti o con i rami spogli. «Il giardino abbandonato può anche rappresentare il paesaggio interiore della psiche umana. Proprio come il giardino viene trascurato, gli individui potrebbero trascurare aspetti della propria identità o delle proprie esperienze, come accade in quest’angolo politicamente emarginato di Johannesburg».

Se all’inizio della sua carriera, nel 2005, ciò che più si apprezzava di Rhode era l’energia che le opere sprigionavano attraverso il mescolarsi di disegno, danza e mondo reale, oggi «ad affascinare, racconta Lisa Tucci Russo, direttrice della galleria, è la delicatezza e la poesia con cui riesce a trasmettere messaggi drammatici»

«Blues Vignette 17» (2023) di Robin Rhode. oto Tilman Vogler. Cortesia dell’artista e di Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice

Rischa Paterlini, 03 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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Il giardino abbandonato di Robin Rhode | Rischa Paterlini

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