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François Berthoud YI, 2012, pubblicato in «Numéro», FR, C-print © François Berthoud

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François Berthoud YI, 2012, pubblicato in «Numéro», FR, C-print © François Berthoud

Il disegno va sempre di moda

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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La moda, intesa come segno antropologico, è documentata fin dall’antichità, ma è con la fine del XVIII secolo che esordiscono le prime raccolte di modelli in veste di «gazettes». Nel XIX secolo si affermano le riviste specializzate, ma il disegno di moda (da non confondere con i figurini e disegni degli stilisti) assume la sua dignità e autorità di forma d’arte indipendente solo intorno al 1910. Sono gli anni dell’avvento delle riviste che hanno edificato la cultura dell’haute-couture: «Harper’s Bazaar», creato nel 1867 da Mary Louise Booth; «Vogue», voluto nel 1892 da Arthur B. Turnure e dalla milionaria Gertrude Vanderbilt Whitney, fondatrice nel 1931 anche del Whitney Museum, prima periodico dedicato alla vita mondana della Dollar Aristocracy newyorkese e poi trasformato del 1909 dall’editore Condé M. Nast in vera rivista di moda; e «La Gazette du Bon Ton», nata a Parigi nel 1912 per iniziativa di Lucien Vogel e Michel de Brunhoff, alla quale collaborano i padri fondatori dell’Art Déco, Georges Lepape (1887-1971) e Paul Iribe (1883-1935). Da quel momento, il disegno di moda è compagno costante della haute-couture, mai realmente in concorrenza con la fotografia (che dagli anni 1930 acquisisce status artistico proprio, fra i più glamorous e celebrati, con veri e propri autori di culto), bensì espressione perfino più sofisticata di interpretazione: ad «Harper’s Bazaar» hanno collaborato, tra gli altri, da Erté ad Andy Warhol, a «Vogue» Cecil Beaton non solo come fotografo e anche l’italiana Lila de Nobili, costumista per Visconti e Zeffirelli. La cura esecutiva insita nel disegno di moda, infatti, l’ha spesso reso più convincente della fotografia per evidenziare l’eleganza, la stravaganza e il messaggio estetico di creatori e collezioni.
Fino al 3 maggio il Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo ospita la mostra  «Disegnare la moda. Capolavori da un secolo», incentrata sulla collezione di Joëlle Chariau, gallerista di Monaco esperta di disegno e grafica di moda, riunita in trent’anni di rapporti con gli artisti e i lori eredi. Le 165 opere esposte, presentate in sezioni per epoca e tematica, mostrano la qualità artistica del disegno di moda per le più celebri maison dal ’900 in poi: da Paul Poiret a Coco Chanel, da Christian Dior a Christian Lacroix, da Alexander McQueen a Yohji Yamamoto e Comme des Garçons. Da Parigi, la ricerca geometrica dell’Art Déco degli anni 1910-20 e l’eleganza lineare degli anni 1930-40 fanno da ouverture alla sensualità di René Gruau (1909-2004), artista intramontabile che ha segnato gli anni 1950-60, per lasciare posto agli anni Ottanta a New York di Antonio Lopez (1943-87), e oggi alle opere dello svedese Mats Gustafson (1951), dello svizzero François Berthoud (1961), della parigina Aurore de la Morinerie (1962). Dal 1980 Joëlle Chariau raccoglie schizzi, disegni e grafica di moda in una sua collezione privata del tutto separata dalla sua attività di gallerista, concentrandosi solo su artisti specializzati in disegni in cui scrittura e stile sono l’espressione della sua personale interpretazione della moda. In quest’ottica, la tecnica artistica di illustrazione acquista un ruolo cruciale. Se Gruau è ancora legato al disegno tradizionale con intense gouache, non rispetta invece nessuna regola Lopez, miscelando tecniche artistiche diverse, compreso il fumetto. I semplici tocchi di colore e giochi di sfumature ad acquerello e pastello esprimono l’estrema sensibilità per la moda di Gustafson, mentre il più eclettico e materico monotipo su lamiera è invece medium prediletto da Berthoud e Aurore de la Morinerie, che per quest’ardua tecnica usano colori a olio e solo carta giapponese molto morbida, a conferire al loro lavoro quella tipica espressività quasi idealizzata.


Il reportage completo è pubblicato nel numero di «Vernissage» in edicola.

François Berthoud YI, 2012, pubblicato in «Numéro», FR, C-print © François Berthoud

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 11 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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Il disegno va sempre di moda | Giovanni Pellinghelli del Monticello

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