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Carla Cerutti
Leggi i suoi articoliIl mercato del design italiano suscita crescente interesse e sempre più case d’asta italiane e straniere se ne stanno occupando, con una discrepanza di prezzi a volte eclatante.
Il 18 novembre, ad esempio, Sant’Agostino a Torino ha venduto per 8mila euro una libreria girevole in legno laccato bianco di Claudio Salocchi prodotta da Sormani negli anni ’60 e stimata 1.800-2.400 euro; lo stesso modello è stato esitato, otto giorni dopo, da Piasa a Parigi per 43.384 euro, contro una stima di 15-20mila, accanto a una versione in palissandro aggiudicata per ben 59.972 euro.
Altro caso enigmatico, verificatosi sempre nell’ambito delle due aste, è stato la vendita della lampada «Helga», in legno laccato bianco, disegnata nel 1967 da Silvio Bilangione per Fumagalli e come tale esitata da Sant’Agostino per 1.000 euro; Piasa l’ha venduta, poco dopo, per 9.187 attribuendone la paternità, invece, a Paolo Portoghesi in base a una documentazione fotografica.
La spiegazione di questa duplice attribuzione ci viene fornita da Emanuele Visentino, esperto della casa d’aste torinese, e soprattutto da Sergio Montefusco, esperto della Boetto di Genova: per anni la lampada «Helga» è stata attribuita a Portoghesi perché consona al suo stile, finché lo stesso Montefusco non ha scoperto, nel 2011, una pagina pubblicitaria della ditta Fumagalli sulla rivista «Interni», del dicembre 1967, dove compare illustrata la suddetta lampada come disegnata dall’architetto Silvio Bilangione.
Da allora, non solo in Italia ma anche all’estero, la «Helga» è stata offerta con la nuova paternità: Phillips a New York nel dicembre 2011, Wannenes a Genova nel dicembre 2013, la stessa Boetto, ovviamente, che l’ha aggiudicata nell’aprile scorso per 1.200 euro, ma nella recente asta parigina è stata mantenuta la vecchia attribuzione.
Interrogata in proposito, Piasa ha risposto che, in effetti, la Helga di Bilangione e la lampada di Portoghesi «appaiono molto simili» ma, tuttavia, in base alla loro documentazione, ritengono il loro esemplare opera di Portoghesi. Considerando che i due modelli sono assolutamente identici, che la documentazione di Piasa consiste in una foto della lampada all’interno di casa Papanice a Roma, progettata da Portoghesi nel 1969-70, senza che per altro venga specificato se anche gli arredi siano opera sua, e che Bilangione ha disegnato la sua Helga nel 1967, l’affermazione di Piasa lascia, a dir poco, perplessi. Forse non rimane che chiedere lumi allo stesso Portoghesi.
Comunque sia, nonostante il collezionismo estero del design si mostri più ricettivo del nostro, non mancano nelle aste italiane risultati di tutto rispetto: a cominciare dai 56.580 euro pagati da un commerciante straniero per la gigantesca lampada «Moloch» di Gaetano Pesce offerta da Boetto lo scorso 30 ottobre, per continuare con i 29.280 euro di aggiudicazione di un raro lampadario di Max Ingrand del 1956 per Fontana Arte, battuto lo scorso 4 dicembre a Torino da Della Rocca, per finire con i 21mila euro per un vaso «a fili» di Carlo Scarpa per Venini esitato nella già citata asta di Sant’Agostino.
Buoni i risultati per Murano anche da Porro&C., a Milano, lo scorso 27 novembre, specie per Buzzi e Scarpa, in salita il design anni ’70, con Crespi e Rizzo in testa, tengono i grandi come Albini, Ponti e Sarfatti, Fornasetti non delude e, curiosamente, spopolano i divani e le poltrone con le gambe di ottone prodotti negli anni ’50.
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