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Il Castello di Moncalieri è congelato dal rogo

Emmanuele Bo

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Si è chiuso un fondamentale capitolo della delicata campagna di restauro del torrione sud-est del Castello sabaudo di Moncalieri, colpito il 5 aprile 2008 da un grave incendio che ha interessato soprattutto l’appartamento reale di Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo. A febbraio è terminato il primo importante intervento che ha riguardato le stanze maggiormente danneggiate: la Sala del proclama, la Camera da letto del re e il Gabinetto di toeletta della regina (nella foto di sinistra subito dopo l’incendio). Salvaguardare quanto rimaneva di questi spazi e realizzare un progetto evocativo grazie a cui rappresentare spazi praticamente persi, sono i due principi guida del restauro curato da Maria Carla Visconti e Nadia Ostorero della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici del Piemonte. Accantonata la possibilità di «ricostruire» in toto gli ambienti persi (troppo scarse le documentazioni archivistiche e fotografiche), si è puntato su un intervento rigorosamente conservativo di ciò che le fiamme avevano risparmiato. Gli spazi sono stati come «congelati» come in un’istantanea colta subito dopo l’incendio. La scelta risponde a un preciso principio metodologico: il rogo è stato un episodio traumatico che fa ormai parte della storia del Castello ed è impossibile da cancellare. Ci si è affidati quindi a tecniche di restauro sperimentali: dopo vari test il restauratore Piero Coronas ha individuato nell’Aquazol, un polimero solubile in acqua, il prodotto adatto a fissare e consolidare i fragili elementi lignei carbonizzati (cornici, chiambrane e boiserie). L’équipe della ditta Doneux ha realizzato l’intervento nonché il recupero di tutte le altre parti decorative risparmiate dal fuoco. Ha quindi preso avvio la fase che permetterà di musealizzare nuovamente l’appartamento reale rendendolo fruibile e soprattutto godibile per il visitatore. «L’architetto Beppe Merlano e io abbiamo ideato un progetto evocativo, spiega Maria Carla Visconti. Su pannelli realizzati col sistema del “soffitto teso” (teli in pvc, ignifughi e trasparenti, montati su strutture in metallo che accoglieranno anche un impianto di illuminazione a led), verranno riprodotte graficamente pareti e volte degli ambienti perduti così come dovevano apparire prima dell’incendio. Grazie a un suggestivo gioco di luci, il visitatore potrà vedere “evocato” l’arredo fisso preesistente e contemporaneamente, dietro i teli, percepire quanto è effettivamente rimasto». L’obiettivo è terminare i lavori entro maggio e riaprire al pubblico tutti gli appartamenti reali. «Siamo agli sgoccioli di questa grande campagna di restauro iniziata nel luglio del 2012, costata oltre 4 milioni di euro e sostenuta dai contributi della Compagnia di San Paolo e di Arcus. Contributi che hanno permesso anche il rifacimento dei solai lignei del torrione e il restauro della Cavallerizza, dello Scalone d’onore, della Cappella Regia e degli appartamenti di Maria Letizia Bonaparte e della principessa Maria Clotilde di Savoia, non colpiti dall’incendio, così come delle altre stanze dell’appartamento di Vittorio Emanuele, ad opera del Centro di Restauro di Venaria Reale, fra le quali emerge lo splendido Salotto blu della Regina. Il restauro dell’intero appartamento di Vittorio Emanuele (12 ambienti), compreso il progetto evocativo, ha impegnato poco più di un milione di euro».

Emmanuele Bo, 31 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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