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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliJean-Marc Dreyfus, nato nel 1968, francese, insegna storia all’Università di Manchester in Inghilterra. Lavora in particolare sugli aspetti economici della Shoah, le spoliazioni dei beni ebraici e le conseguenti politiche delle restituzioni e dei danni subiti. È il curatore del volume sulla collezione Goering pubblicato da Flammarion.
Perché ha deciso di scrivere un libro su Goering?
L’origine del libro è stata la decisione di Laurent Fabius, ministro degli affari esteri francese, di vedere il Catalogo Goering pubblicato integralmente e commentato. Il Catalogo è stato trovato negli archivi del Ministero degli Esteri francese; già da circa quindici anni era disponibile per i ricercatori, ma c’era il desiderio di metterlo a disposizione di un vasto pubblico per aiutare la ricerca delle opere ed eventualmente favorirne il recupero da parte dei legittimi proprietari. Siamo rimasti sorpresi dal successo del libro. L’approccio è stato molto apprezzato.
Quali sono state le difficoltà principali?
È stato ovviamente un lavoro collettivo e lungo. Gli archivi diplomatici francesi sono responsabili della trascrizione del Catalogo Goering, che è scritto a mano. La sua scrittura non è più direttamente leggibile dal momento che si tratta di una scrittura «gotica», il Sütterlin, che risale alla fine del XIX secolo (e che, inoltre, curiosamente è stata vietata da Hitler nel 1941); con la difficoltà aggiuntiva che il Catalogo presenta cinque diverse grafie a mano. La trascrizione è stato poi tradotta in francese. Abbiamo aggiunto cinque testi esplicativi, con introduzione di Laurent Fabius.
Gli archivi diplomatici francesi sono anche in possesso di lastre fotografiche di opere, fatte realizzare da Goering: le lastre sono state restaurate e riprodotte nel libro. Pochissimi sono i dati sulla raccolta, sulla sua costituzione, sulla sua importanza all’interno del regime nazista ecc. Ho pertanto lavorato per approfondire le conoscenze sul tema. Se i principali meccanismi sono oggi noti, mancano tuttavia ancora specifiche ricerche sul mercato dell’arte in Europa durante la seconda guerra mondiale; mancano conoscenze precise sui grandi antiquari e mercanti, che hanno lavorato durante questo periodo.
Quali antiquari italiani hanno venduto opere a Goering?
Il Catalogo Goering prevede per ogni opera della collezione il nome dell’intermediario che l’ha procurata. Il nome che compare più frequentemente è quello di Walter Andreas Hofer, che era il direttore della raccolta. Ma le opere sono spesso passate attraverso parecchi antiquari e commercianti prima di approdare alla Collezione. Se la maggior parte delle opere erano semplicemente rubate a famiglie ebree, soprattutto in Francia, altre sono state acquistate.
Il sistema era ben definito. Goering aveva una dozzina di agenti, con contatti in ogni Paese, con venditori che offrivano opere in vendita: venditori che sono stati in grado di far finta di non sapere chi era l’acquirente finale. L’antiquario italiano che compare più spesso è quello del conte Contini a Firenze (quindici volte). Ad esempio, il 2 dicembre 1941, Hofer acquisisce attraverso Contini due paesaggi di Canaletto. Essi vengono prima esposti a Carinhall, paese di residenza di Goering, quindi, dal 14 aprile 1942 a Berlino negli uffici della Reichsmarschall. Dagli interrogatori e inchieste del dopoguerra sappiamo che ci sono stati molti altri antiquari e commercianti coinvolti: per esempio, a Firenze, Luigi Bellini e Giulio Grassi.
Che importanza avevano i dipinti italiani per Goering?
Il principale interesse di Goering non era per la pittura italiana. La collezione doveva soddisfare i criteri rigorosi dell’ideologia nazista. Goering è stato interessato prima dalla pittura tedesca: nella raccolta ci sono 54 opere attribuite a Cranach! Poi ci fu un grande interesse per i pittori fiamminghi del XVII secolo, considerati germanici. La pittura italiana compare solo a partire dal 1940: opere di Leonardo da Vinci, Tintoretto, Veronese, Tiziano e in più, cosa sorprendente che dimostra la conoscenza dei consulenti di Goering, opere degli antichi maestri: ad esempio, la «Madonna col Bambino in trono» del Maestro di San Miniato, acquistato a Firenze il 13 luglio 1942 attraverso Luigi Bellini.
Vi erano dipinti sequestrati a proprietari ebrei? E in che proporzione?
Sì, naturalmente. La Collezione Goering di grande pittura europea è anche una conseguenza della Shoah. Gli ebrei europei sterminati sono stati sistematicamente privati della loro proprietà. Molti collezionisti e intermediari hanno preso parte al banchetto.
Almeno la metà delle opere della Collezione Goering è dovuta a saccheggi, in particolare le opere provenienti dalla Francia; le collezioni che compaiono più di frequente nel Catalogo sono quelle del ramo francese dei Rothschild e di Jacques Goudstikker (Amsterdam). Il saccheggio della collezione di Paul Rosenberg ha fornito opere impressioniste.
Il Catalogo Goering è un documento inconfutabile, sia del prestigioso patrimonio artistico europeo, sia del terrore più assoluto, quello di Auschwitz.
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