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Elisabetta II con la Corona Imperiale di Stato sul capo, saluta la folla il 2 giugno 1953 dopo l’incoronazione e tiene la mano al futuro Carlo III © Royal Collection Trust/Copyright His Majesty King Charles III

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Elisabetta II con la Corona Imperiale di Stato sul capo, saluta la folla il 2 giugno 1953 dopo l’incoronazione e tiene la mano al futuro Carlo III © Royal Collection Trust/Copyright His Majesty King Charles III

Gli oggetti mistici dell’incoronazione di Carlo III

L’incoronazione del sovrano britannico è uguale da mille anni. Il 6 maggio nell’Abbazia di Westminster si svolgerà l’ultima cerimonia reale ancora praticata in Occidente. E ogni oggetto ha un significato

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Anna Somers Cocks

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Il 6 maggio, in una cerimonia che si ripete da un millennio, si svolgerà l’ultimo rito di incoronazione sopravvissuto nel mondo occidentale e Carlo III sarà incoronato con la medesima corona indossata dall’ultimo regnante degli Stuart. Mentre il coro canterà le parole della Bibbia «Zadok il sacerdote e Nathan il profeta unsero Salomone re e tutto il popolo si rallegrò», sarà unto con olio proveniente dal Monte degli Ulivi e benedetto dal patriarca ortodosso di Gerusalemme nella Chiesa del Santo Sepolcro. Si griderà poi a gran voce: «Long live The King!». Se questo non vi suscita neppure un piccolo brivido, o siete simpatizzanti del movimento «Aboliamo la monarchia» (ancora una minoranza in Gran Bretagna) oppure non avete sufficienti nozioni di storia medievale.

La consapevolezza che la consacrazione del re sia un evento che ricollega gli inglesi alle origini della loro Nazione è quasi svanita, e poiché nel Regno Unito solo il 6% della popolazione si definisce cristiano praticante, per la maggior parte delle persone la cerimonia (che è anche religiosa) avrà poca risonanza. Soprattutto nei media britannici, la monarchia tende a ridursi tuttalpiù a una tradizione pittoresca, ancora giustificata come contributo all’industria turistica. Tuttavia per chi fosse davvero interessato all’incoronazione come fatto storico, ecco alcuni oggetti che hanno un ruolo chiave.

La parte più sacra del procedimento non è l’incoronazione, ma l’unzione (che non verrà trasmessa in tv, per rispetto). Il re siede su un vecchio trono malconcio, noto come «Sedia di sant’Edoardo», costruito per re Edoardo I nel 1300-01 per contenere la «Pietra del Destino», nota anche come la «Pietra di Scone», sulla quale i re di Scozia sono stati incoronati da tempo immemorabile fino a quando, nel 1296, l’ultimo re fu sconfitto da Edoardo I. Un tempo la sedia era dorata e dipinta ma, nonostante da allora sia stata utilizzata per ogni incoronazione, sorprendentemente è stata lasciata senza protezione alcuna tanto che oggi vi sono incisi dei graffiti.

Sappiamo così che un tale P. Abbott vi ha dormito nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1800. Nel 1996 la «Pietra di Scone» è stata rispedita in Scozia dal primo ministro John Major come contentino ai nazionalisti scozzesi, ma viene ora restituita per la cerimonia. Carlo III sarà unto sul petto, sul capo e sulle mani con l’olio contenuto in un’aquila d’oro realizzata per l’incoronazione di Carlo II, il 23 aprile 1661. L’aquila evoca la foggia del primo contenitore di olio santo di circa 900 anni fa che si dice fosse stato donato a san Thomas Becket dalla Vergine Maria. Il cucchiaio d’oro in cui viene versato l’olio risale al XII secolo ed è l’oggetto più antico utilizzato nella cerimonia.

Dopo l’unzione, Carlo III re sarà vestito con paramenti sacerdotali e sarà incoronato dall’arcivescovo di Canterbury con la corona di Sant’Edoardo, realizzata per Carlo II, ma con diverse modifiche successive. Indosserà poi la Corona Imperiale di Stato (la parola imperiale non si riferisce all’impero coloniale, ma alla sovranità autonoma della monarchia inglese) che dalla sua prima versione nel XVI secolo è stata ricreata sei volte. Qui si trovano due gioielli dalla storia straordinaria. La grande pietra rossa sul davanti, nota come il rubino del Principe Nero (in realtà è uno spinello), apparteneva ad Abu Said, un principe moresco di Granada del XIV secolo, al quale fu tolta da Pietro il Crudele, re di Castiglia, che la donò al Principe Nero, così detto per il colore della sua armatura. Fu poi indossata in famose battaglie da due re medievali che ben conosciamo grazie a Shakespeare: Enrico V, vittorioso ad Agincourt, e il gobbo Riccardo III, sconfitto a Bosworth, che, mentre combatteva fino alla morte ,avrebbe gridato: «Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo».

Lo zaffiro nella croce in alto è al tempo stesso una reliquia sacra e un gioiello della Corona, perché 900 anni fa era stato tolto dalla tomba del santo Edoardo il Confessore. Tutti questi oggetti e le altre insegne regali per l’incoronazione non appartengono al re, bensí a un’entità astratta chiamata «la Corona». Se mai la monarchia venisse abolita, passerebbero allo Stato e sarebbero conservati come oggetti da museo, di interesse storico artistico, ma niente più. Oggi tuttavia condividono ancora ciò che resta dell’aura archetipa della regalità. Per chi non ha mai studiato la storia medievale, consiglio di pensare al Signore degli Anelli, al re Aragorn e ai gioielli del potere, gli anelli e la Elfstone, oppure al Tarnhelm nell’«Anello del Nibelungo» di Wagner. Capirà così che gli oggetti utilizzati il 6 maggio per l’incoronazione sono molto più che semplici oggetti.
 

La Corona Imperiale di Stato

Anna Somers Cocks, 29 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

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