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Il Polittico Stefaneschi dai Musei Vaticani

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Il Polittico Stefaneschi dai Musei Vaticani

Giotto, l'Italia: imperdibile e irripetibile, ma con la memoria corta

Stefano Luppi

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Milano. La rassegna «Giotto, l'Italia», aperta a Palazzo Reale da oggi fino al 10 gennaio 2016, è stata giudicata dagli stessi organizzatori, Domenico Piraina e Antonio Paolucci insieme ai curatori Pietro Petraroia e Serena Romano, come un appuntamento «imperdibile» e «non più realizzabile» in futuro. Certamente, come sottolineato nella conferenza stampa di presentazione dell'appuntamento dai medesimi protagonisti, sono tante le qualità di «Giotto, l'Italia», a partire dall'elenco delle opere: 14 tavole considerate dalla pressoché totalità della critica di sicura mano del maestro toscano (Vespignano, 1267 circa - Firenze, 8 gennaio 1337). A testimoniare la qualità della esposizione basta citare la presenza del Polittico Stefaneschi dei Musei Vaticani che non era mai uscito, nei suoi settecento anni di vita, dallo Stato della Chiesa (Altri polittici, come quelli di Bologna e di Santa Reparata, qualche viaggio l'hanno Invece compiuto in passato). Una rassegna, dunque, di importanza capitale anche tenuto conto che nel precedente, storico, appuntamento milanese dedicato a Giotto, la mostra del 1937 organizzata in occasione dei seicento anni dalla sua morte, i dipinti autografi era «appena» otto come hanno ricordato gli stessi curatori di Giotto, l'Italia. Nessuno, però, in una sala pur piena di studiosi toscani compresi gli ex soprintendenti Antonio Paolucci, attuale direttore dei Musei Vaticani, Cristina Acidini e Giorgio Bonsanti, ha ricordato l'ultima fondamentale rassegna dedicata al pittore: «Giotto. Bilancio critico di sessant'anni di studi e ricerche», organizzata dal 5 giugno al 30 settembre 2000 alla Galleria dell'Accademia di Firenze per la cura di Angelo Tartuferi e l'apporto fondamentale dei «giottisti» Luciano Bellosi e Miklòs Boskovits, oggi scomparsi. In quella occasione fiorentina di pochi anni fa i Giotto considerati autografi ordinati in mostra erano ben 17, tra cui tanti confluiti a Milano, o 19 se aggiungiamo anche due piccole tavolette di collezione De Carlo che Boskovits e altri studiosi attribuirono con certezza a Giotto. Pur con il giusto orgoglio per la propria mostra gli attuali curatori avrebbero forse dovuto ricordare l'illustre precedente realizzato appena quindici anni fa nella «patria» di Giotto. Del resto l'appuntamento milanese non sarebbe risultato sminuito visti anche altri particolari notevoli. Intanto il costo totale, della mostra di Palazzo Reale, stimato in «appena» 1,6 milioni di euro compreso quanto è servito per i restauri, i trasporti e alcuni climabox di cui le opere sono state dotate (ovviamente dalla cifra sono invece esclusi i valori assicurativi quantificabili in molte centinaia di milioni di euro). Una cifra, fornita dal responsabile di Palazzo Reale Domenico Piraina, tutto sommato contenuta anche tenendo presente che il progetto di allestimento, un capolavoro tra i capolavori con la costruzioni di quelli che sono stati chiamati «altari profani», è stato affidato all'architetto Mario Bellini che ha utilizzato 20 tonnellate di ferro. «In nove sale, ha spiegato Bellini in conferenza stampa, ho posizionato 10 tonnellate di ferro grezzo a pavimento e il resto per creare i dieci altari, tutto materiale che al termine dell'eposizione sarà riciclato». Infine un ulteriore particolare, con l'esposizione di una «chicca»: così la curatrice Romano ha definito una parte di affresco staccata e ricomposta, raffigurante due teste di apostoli e santi di collezione privata, spiegando che «Per la prima volta si vede quest'opera assegnata al 1315-20 e legata al cardinale Stefaneschi». Che l'opera sia di valore non c'è dubbio, ma certo era un esempio già riconosciuto visto che appare nel catalogo della mostra fiorentina del 2000 (pag. 154, fig. 6) dove si spiega che è conservato ad Assisi nella collezione Fiumi Della Genga.

Visitatori alla mostra milanese di Giotto

Il Polittico Stefaneschi dai Musei Vaticani

Visitatori alla mostra milanese di Giotto

Stefano Luppi, 02 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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